In questi tempi bui, dove ben più gravi problemi incombono, in Comune si è discusso comunque del problema sagre, e la cosa ha comunque dei risvolti sul territorio, poiché l’argomento sta a cuore a molti.
Le sagre piacciono, la gente ci va volentieri, ma le polemiche sulla presunta concorrenza a chi fa ristorazione di mestiere non cessano mai, da qualche anno a questa parte.
La delibera del consiglio comunale, che potete leggere QUI è stata vagliata, e le conseguenze quali sono?
In sostanza non è cambiato nulla dal 2016, con un regolamento nato male e che vive peggio.
Intanto va sottolineato che l’asporto era vietato da ben prima del “decretone”, e quindi inutile rimarcarlo, così come la lista del numero delle portate suddivise per tipologie ha del grottesco.
Limitazioni che puzzano di “agevolazione” per i soliti amici delle categorie di settore, che da qualche anno hanno trasformato Arezzo da città dell’arte e dell’oro alla città del fritto, del rocchio e dello spritz.
Tanto ardore per il magna e bevi, tanto da creare una commissione speciale preposta alle sagre, e non per problemi più seri.
Ma dove il soldo comanda, allora ci si ficca, e problemi della città che non “monetizzano” qualcuno, beh lasciamo stare, discutiamo animatamente sulla pizza margherita!
A stipendi alzati a dismisura, prebende e privilegi, viaggi negli States e una città in caduta libera, la sagra diventa il focus della politica locale.
Ai “poster” l’ardua sentenza.