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Federico, quando la terapia di gruppo è un ascensore verso la biblioteca e una vita migliore

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Una storia  dell’Unità Funzionale Salute Mentale Adulti della Asl Tse

“Andavo nella biblioteca dell’Università per studiare ma non riuscivo a salire le scale.
Anche se era inverno, rimanevo nel chiostro esterno.
Lo so, era uno stupidaggine ma mi vergognavo.
Ad entrare, figuriamoci a parlare con le bibliotecarie e chiedere un libro.
Adesso salgo le scale, entro e studio a sedere.
D’inverno, al caldo, è molto meglio”.

Federico, 21 anni, studente in una facoltà toscana, rilegge con autoironia un periodo molto difficile della sua vita.
“Ero pieno di ansie e di problemi.
Vivevo con difficoltà, incapace di avere relazioni normali e tranquille con le altre persone”. Alla fine la decisione di rivolgersi all’Unità Funzionale Salute Mentale Adulti Asl Tse di Arezzo  e l’incontro con Laura Del Citerna, psicologa e psicoterapeuta.
“Dopo un po’ di tempo mi propose la terapia di gruppo e quindi di partecipare a incontri con altri. Un’ora una volta alla settimana, nel tardo pomeriggio, alle 18”.

Federico accetta ma varca la porta con la valigia mentale piena di dubbi e incertezze.
“Mi chiedevo come mi avrebbero accolto, se sarei apparso goffo.
Ero un pessimista esagerato.
Capivo che era una cosa importante e che mi avrebbe potuto aiutare ma ero comunque incerto”.

Il passo, comunque, viene fatto.
“In realtà è andata subito bene.
Mi sono rilassato perché ho capito che gli altri si aprivano, che non esisteva competizione e nemmeno giudizi.
Io avevo bisogno di diluire il mio ego e il gruppo, ben presto, mi ha fatto capire che i miei problemi erano in realtà i problemi di molti.
Anzi, in alcuni casi ritrovavo parti della mia vita e della mia storia, in modo particolare le difficoltà di relazione con la famiglia e con le altre persone”.

Il gruppo lavora su dialogo ed esercizi.
“Le mie prime volte sono state nel periodo pre Covid e quindi c’erano gesti che si potevano fare.
Ad esempio appoggiare il palmo della mano su quello dei vicino di sedia.
E’ una piccola cosa ma è un segno di fiducia e di vicinanza.
Fondamentale è stato per me poter raccontare cosa avevo dentro, le mie paure.
Ascoltare e condividere quelle degli altri”.

Federico ha partecipato per un anno intero al gruppo.
“Ci sono stato bene e mi ha aiutato molto.
Fondamentale è la presenza della psicologa che agevola ciascuno ad ascoltare e a raccontare, aiuta, soprattutto a crescere e a gestire le situazioni di ansia”.
Il gruppo di Federico dopo un anno si è sciolto.
“Ogni tanto la mente mi ritorna a quegli incontri ed è un pensiero piacevole”.

“E’ un percorso che inizia e finisce – commenta la psicologa Laura del Citerna.
Durasse di più creerebbe dipendenza.
Quando è il momento lo sciogliamo d’intesa insieme e con la soddisfazione di tutti.
I pazienti riescono a superare le problematiche che avevano all’inizio del trattamento, sviluppando allo stesso tempo le risorse personali e interpersonali, aumentando l’autostima, le capacità relazionali e raggiungendo una maggiore stabilità emotiva”.

I gruppi sono inizialmente dedicati allo stabilire un clima di fiducia e di armonia.
“Quindi ci si dedica al miglioramento delle  modalità comunicative per arrivare  al dialogo e all’approfondimento delle problematiche personali.
A questo punto il gruppo è pronto per condividere e sostenere i problemi che vengono presentati e arrivare insieme alla loro soluzione”.

La terapia di gruppo funziona: “la valutazione finale – commenta Del Citerna – è senz’altro positiva.
L’intervento di gruppo stimola l’auto osservazione e la conoscenza di nuovi punti di vista e nuove realtà perciò costituisce uno strumento di crescita e di formazione  importante”.

Federico continua a studiare.
La terapia di gruppo è stato l’ascensore che lo ha fatto salire fino a quella biblioteca dove si vergognava di entrare.

 

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