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domenica, Marzo 31, 2024
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Ghinelli mette il bavaglio alla stampa

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Il bello o l’assurdo è che aveva accompagnato alla stampa e a tutti i mezzi di comunicazione la sua lettera aperta per salvare l’Arezzo “con preghiera di pubblicazione integrale”.
Il bello è l’assurdo è che lettera appello del sindaco Ghinelli è stata pubblicata , per carità di patria o per autocensura, solo in parte.
Solo nella parte in cui il sindaco si rivolge alla città perchè salvi l’Arezzo con la colletta di cui ha parlato tutta Itali.
E il resto perchè non è mai stato pubblicato?

Se non è per carità di patria, o per autocensura sarà forse per esigenze di spazio?
Una risposta se la può dare da solo chi quella lettera, grazie all’Ortica, può leggerla in forma integrale.
All’Ortica la pubblicazione integrale preme però soprattutto perchè è proprio nella parte mai pubblicata, neppure dalla Nazione, il giornale a cui il sindaco si rivolge direttamente con toni che rievocano i tempi di Alessandro Pavolini, il ministro del Minculpop del governo Mussolini, che il sindaco rivela senza pudori le sue vocazioni nostalgiche per vecchi metodi di controllo dell’informazione.

Ascoltiamolo: “Se io fossi una persona normale non farei il sindaco.
Se io fossi una persona normale non mi sarei preoccupato fin dall’inizio della questione dell’Arezzo Calcio. Se io fossi una persona normale oggi getterei la spugna.
E invece no.
Invece ho scelto di essere una persona normale che fa il sindaco, che cerca di salvare l’Arezzo Calcio, e di combattere fino in fondo questa assurda battaglia per un simbolo di questa città: la sua squadra di calcio.
E lo faccio nella piena consapevolezza che sono molti, troppi di più, gli argomenti che fanno prevedere la sconfitta di quanti non siano quelli che mi suggeriscono di andare avanti verso una vittoria incerta.
Però vado avanti.

E stamani (Tre giorni fa Ndr) ancor più convintamente.

Proprio stamani che un giornalista bene informato del quotidiano La Nazione, il quale citando “autorevoli fonti giudiziarie”, di fatto, dà una notizia che se confermata affosserebbe e ridurrebbe a carta straccia tutti i versamenti fatti dai tifosi, dagli imprenditori, dai signori nessuno; persone che non hanno nulla in comune salvo condividere una unica “fede”: quella di credere nella propria squadra, nel simbolo del cavallino rampante in campo amaranto.

No caro signor giornalista. No.
Lei ha fatto una previsione che non si avvererà, lei ha rischiato, pur nell’esercizio di un suo diritto, di vanificare tutti questi sforzi, tutti questi sacrifici, tutto questo amore di tantissimi aretini per una città della quale lei scrive tutti i giorni, ma che non è la sua, nella quella lei vive e lavora, ma che non è la sua.
Lei riferisce di “autorevoli fonti giudiziarie”.
Allora ne faccia il nome, allora ci dia non il sospetto, ma la certezza che le cose andranno come lei ha tentato di spiegare.
Ma non può vanificare un processo di per sé difficilissimo dando interpretazioni sue e solo sue, tentando di accreditarle con un vago “chiariscono autorevoli fonti giudiziarie”. No.
Questo non è corretto nei confronti di chi sta combattendo contro il tempo per salvare l’Arezzo.
In un caso come questo o lei fa i nomi e i cognomi, oppure la deontologia imporrebbe che se ne stesse zitto”.

Proprio come ai vecchi tempi, quando Pavolini e Galeazzo Ciano mettevano il bavaglio ai giornali e mettevano in guardia chi ascoltava radio non gradite al regime.

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