Quattro certezze e un dubbio su BancaEtruria e sui big della campagna elettorale.
Partiamo dalla prima certezza: Renzi ad Arezzo è venuto, per la festa dell’Unità, ma per poter passare senza che gli obbligazionisti di BancaEtruria lo coprissero di pomodori marci, c’è voluto davanti alla Casa dell’Energia l’esercito antisommossa arrivato da Roma.
Sempre alla Casa dell’Energia, ma con un pubblico due volte più numeroso, è venuto anche Di Maio a parlare di BancaEtruria: per lui sono bastati cinque vigili urbani e quattro poliziotti.
Più o meno, e questa è la terza certezza, quelli che si sono mobilitati per Salvini che per parlare di BancaEtruria è andato direttamente davanti alla vecchia sede di Via Crispi.
L’ultima certezza riguarda Maria Elena Boschi: lei ad Arezzo non si fa più vedere da anni, figuriamoci se ci viene per parlare di BancaEtruria.
E per non correre il rischio di doverne parlare, s’è messa a studiare il tedesco e s’è fatta candidare a Bolzano.
Ed eccoci al dubbio: ce la farà Carlo Padoan, candidato alla Camera nel collegio di Siena che comprende però cinque comuni aretini per 50mila abitanti e 30mila elettori, a farsi vedere almeno a Cortona, il più grande dei cinque comuni aretini dove lui è candidato?
E se ce la farà, gli tornerà la memoria che ha perso quando ha detto al Corriere Fiorentino che a chiudere BancaEtruria, a lasciare in mutande gli obbligazionisti e gli azionisti, sono stati gli amministratori della banca?
Si ricorderà che una domenica pomeriggio di novembre del 2015, a partite in corso, Renzi andò di corsa con lui e gli altri ministri a Palazzo Chigi per mettere la firma sull’atto di risoluzione, che vuol dire fallimento, di quelle che Renzi ha sempre definito quattro banchette, una delle quali, appunto, BancaEtruria?
Si ricorderà che con quella firma rifiutava il salvataggio delle quattro banchette offerto da mesi dal Fondo interbancario del presidente Maccarone?
Si ricorderà che ebbe paura ad accettarlo perché doveva obbedire alla inflessibile commissaria europea Margrethe Vestager che non aveva avuto niente da dire alla Merkel quando aveva finanziato con 360 miliardi della Repubblica Federale Tedesca le sue sparkassen, e che invece considerava fondi pubblici i 3 miliardi offerti dal Fondo Interbancario per le quattro” banchette”?
Si ricorderà di aver firmato quel giorno con Renzi il bail in per BancaEtruria, quando ancora il bail in non era neanche in vigore?
E si ricorderà che poi per salvare il Monte dei Paschi e le Banche Venete, di fondi pubblici ne avrebbe messi a disposizione per decine di miliardi di euro?
Di certo sa che quelli sono soldi pubblici, soldi di tutti, anche degli obbligazionisti di BancaEtruria truffati.
E di certo, se gli torna la memoria, in terra d’Arezzo, non ci mette piede senza almeno un battaglione dell’esercito antisommossa.
Perché da queste parti la memoria non l’ha persa nessuno, si ricordano tutti chi è stato il 25 novembre del 2015 a cancellare con un colpo spugna la banca di Arezzo dopo 130 anni di vita.
E si ricordano tutti quanto diverso è stato il trattamento di Renzi e Padoan riservato al Monte dei Paschi, a BancaEtruria, ai i risparmiatori di una banca che ora è di Stato e a quelli di una banca che il governo Renzi-Padoan, non i suoi amministratori, ha cancellato.
