I sospetti erano fondati.
Gli autori del tentato colpo al caveau di BancaEtruria sono penetrati sotto il pavimento dopo aver percorso il tratto coperto del Castro che passa proprio da lì a ottocento metri di distanza dal ponte della Parata.
A far cadere ogni dubbio è stata una lettera recapitata in via Calamandrei con la quale il colpo viene rivendicato dal Tisic, Talpe italiane sotto il Castro, un gruppo segreto da tempo in azione nascosto nel Castro, in contatto con i trafficanti di rifiuti pregiati raccolti di giorno dagli scarichi e pozzi neri delle abitazioni non connesse con il collettore fognante.
Di giorno al lavoro e di notte in perlustrazione sulle vie adiacenti.
Nella lettera gli adepti del Tisic affermano che dopo aver fatto il buco sul pavimento non hanno potuto portare a termine il colpo, perché erano stati mal informati: a loro risultava che nel caveau non ci fossero lingotti di oro ma forme di parmigiano.
In allarme le banche emiliane: solo nei depositi di una di queste, maturano 430mila forme tra filo spinato, telecamere di sorveglianza e porta blindata: tutte blindate nel caveau a garanzia dei prestiti concessi alle aziende del parmigiano reggiano.
Da ieri le banche del parmigiano reggiano hanno rafforzato i sistemi di sorveglianza.
Le talpe del Tisic, fallito il colpo a BancaEtruria, potrebbero essere in viaggio tra i cunicoli che portano in Emilia.
Nessun allarme a Cariferrara.
Lì nel caveau non c’è più neanche una forma di parmigiano: prima delle talpe del Castro ci sono passate quelle del Po.