Dopo gli immigrati africani ci mancavano solo le palme e i banani, in Piazza Duomo a Milano: l’avessero almeno piantate in via Tripoli.
A Salvini, che già mal sopporta gli immigrati, quelle palme e quei banani gli fanno venire la pelle d’oca.
Se fosse per lui a Milano non solo non ci sarebbero in piazza Duomo palme e banani, ma non ci sarebbero neppure datteri e banane nei supermercati.
Il sindaco Sala per ora non si pronuncia, ma sotto sotto spera che di notte qualcuno al posto delle palme e dei banani ci trapianti gli olmi della pianura padana.
Quelli è sicuro che in Italia risiedono da anni.
La notizia è arrivata anche a Palazzo Cavallo.
Dove da quando c’è Lucia Tanti alle politiche sociali, per avere un aiuto non basta averne bisogno come ne hanno bisogno tanti immigrati: bisogna avere la residenza ad Arezzo almeno da cinque anni.
Vale per tutti e per tutto quello che arriva, o è arrivato, dall’Africa.
Di banani in giro per Arezzo non se ne sono ancora visti, ma di palme ce ne sono tante.
Da qualche anno ce ne sono anche troppe: il sospetto è che a piantarle sia stato proprio qualche immigrato.
E allora se c’è bisogno di curare le palme aretine, la regola dovrebbe essere questa.
Prima si curano le palme residenti da almeno cinque anni, poi si penserà anche a quelle arrivate da poco.
Peccato semmai che ogni regola abbia la sua eccezione: perché rischia di seccarsi la palma storica dietro San Francesco?
Quella è residente da quasi 100 anni.
Niente di più facile che l’abbia regalata il Negus di Addis Abeba.
Quando l’Abissinia era nell’AOI, Africa orientale italiana.
E quando ad emigrare erano gli italiani nelle colonie italiane.
E avevano un debole per Faccetta Nera.