Che siano i sondaggisti a prevedere quanti voti perderà il Pd da separato, fa parte del loro lavoro che non ne azzecca una neanche per caso.
Ma di che lavoro fa parte quello dei renziani aretini che mettono le mani avanti, per dare la colpa a chi si è scisso, nel caso in cui, tutt’altro che improbabile, il Pd perda, dopo aver perso quelle di Arezzo, Montevarchi, Sansepolcro, Anghiari, anche le prossime elezioni a Monte San Savino?
Solo ora si accorgono che si può perdere da separati?
Eppure hanno perso anche quando si sentivano i renziani più forti d’Italia, imbattibili senza bisogno di un aiuto a sinistra, soprattutto se la sinistra è quella del Pd.
Certo nessun sondaggista nel 2015 avrebbe previsto che sarebbero riusciti a perdere il Comune di Arezzo contro Ghinelli.
Eppure ci riuscirono, anche se erano sicuri di eleggere Matteo Bracciali sindaco senza neanche andare al ballottaggio.
E invece, come direbbe Bersani, la scissione era già in corso: quella vera, non quella con i big della sinistra aretina.
Quella vera, con il popolo della sinistra che rimase a casa invece che andare a votare.
Quella sì che fu una vera scissione: al Pd costò poco meno di quattro mila voti , quelli che fanno la differenza tra i 18.100 del 2011 e i 14.600 del 2015.
Una vera scissione quella della sinistra aretina del Pd che il Pd lo aveva votato perfino quando aveva candidato a sindaco Fanfani che di sinistra non ha neanche il cognome.
Quello che importa è che, al contrario che a Roma, in consiglio comunale il Pd sia compatto: sono tutti o quasi renziani, pazienza se a governare sono i leghisti, i berlusconiani, gli amici della Meloni e quelli di Ghinelli.
In fondo persa un’amicizia a sinistra, se ne può sempre trovare una a destra.
Basta aspettare che Renzi vinca il congresso, del Pd.
