I cronisti aretini in questi giorni hanno avuto qualche problema: non quanti le assessore Lucia Tanti e Tiziana Nisini, non tanti quanti l’estremista di destra Cristiano Romani che vorrebbero sempre in prima pagina anche un furto di mele, purchè l’autore sia un immigrato.
In questi giorni sono rimasti male quando hanno dovuto scrivere e leggere che a confezionare e spacciare dosi di cocaina erano due fidanzatini, sulla cui aretinità non ci piove.
E così si sono accorti, parecchio malvolentieri, che a spacciare non sono solo gli immigrati.
E’ vero che nessuno dei tre conosce bene Arezzo, ma questa sarebbe l’occasione giusta per sapere che in città si spacciava e si spaccia da anni, da molto prima che arrivassero gli immigrati.
Hanno richiuso il giornale anche quando hanno letto che a fare la rapina al fioraio era stato un uomo dalla pelle bianchissima che parlava benissimo l’italiano: anche se c’è il sospetto che possa essere un uomo di colore che è andato a scuola di italiano e poi si sia dato una mano di bianco sul viso.
Il peggio è arrivato da Cortona , da dove è arrivata la notizia di un altro furto da parte della solita banda che ha colpito alla stessa ora di notte e con la destrezza di quella che tentò di entrare nel caveau di BancaEtruria da sotto il Castro.
L’unica speranza per chi non si perde un colpo degli immigrati, ma si perde tutti quelli degli italiani, è che anche la banda di Cortona sia di nigeriani con la faccia dipinta di bianco.
Ma se è così, di questo passo chi vuol imbiancare una stanza, sarà costretto a dipingerla di rosso: il bianco è finito, anche all’Obi.