Da oggi la senologia del San donato di Arezzo può contare su un nuovo mammografo.
La nuova macchina, acquistata con i fondi del Pnrr, andrà a sostituire una delle strumentazioni diagnostiche in uso al reparto.
La nuova strumentazione, grazie alle sue caratteristiche, consente di effettuare esami in alta definizione con studio di dettaglio millimetrico in grado di rilevare con accuratezza anche i tumori al seno di piccola dimensione.
Intanto gli screening per la prevenzione del tumore al seno sono tornati a regime recuperando gli esami non effettuati durante il periodo pandemico.
«L’attività di prevenzione secondaria rivolta a donne asintomatiche, con lo screening mammografico, consente la diagnosi precoce che permette di ridurre la mortalità per tumore al seno del 30 per cento – spiega il dr Giovanni Angiolucci, responsabile UOSD Diagnostica Senologica San Donato Arezzo – Dobbiamo pensare alle tre A:
la prima è quella dell’Autoesame del seno da effettuare nell’intervallo tra due test di screening,
la seconda è l’Adesione allo screening mammografico e
la terza Appropriatezza nel richiedere gli esami diagnostici».
«L’adesione allo screening mammografico, e quindi la diagnosi precoce – prosegue – consente di rilevare la presenza di un eventuale tumore quando ancora questo è in fase non avanzata e intervenire precocemente con il trattamento medico o chirurgico».
«Nella nostra provincia ogni anno vengono diagnosticati 350 tumori al seno, in media quasi uno al giorno – spiega Simonetta Magnanini responsabile UOS Oncologia senologica San Donato – L’aumento dei tumori in genere è in continua crescita a livello mondiale. Gli stili di vita incidono nell’esordio dei tumori e uno stile di vita corretto permette di ridurne l’incidenza del 40%.
Fumo, alcol, alimentazione, sedentarietà e obesità sono tutti fattori di rischio.
Ormai l’incidenza di tumori al seno, considerata massima fra i 50 e i 69 anni, sta interessando anche donne più giovani e in questo incidono sicuramente gli stili di vita.
Su base regionale e nazionale la sopravvivenza a 5 anni dall’intervento per tumore alla mammella è intorno al 90% ».
«Importante – prosegue la dottoressa Magnanini – è l’approccio multidisciplinare per disegnare il percorso ottimale nella cura.
È la presenza di più figure professionali a salvare la persona dal tumore e non solo il chirurgo.
Il Gom, il Gruppo oncologico multidisciplinare, si riunisce appositamente per individuare la terapia più adeguata ad ogni singolo paziente».
Un mammografo con le stesse caratteristiche è stato installato anche all’ospedale di Sansepolcro mentre nel prossimo mese altri due dello stesso tipo a ndranno all’ospedale della Fratta in Valdichiana e in Valdarno all’ospedale della Gruccia.