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La foto del giorno: il mattonato di Piazza Grande post Mercatino Tirolese, olio di stinco di maiale

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3 Commenti

  1. Un classico della schizofrenia del potere.
    Ci fu la sostituzione, durante il Primo Regno Fanfani, della pavimentazione antica con una nuova e di scarsa qualita’, insomma bruttina e molto criticata.

    Forse, cosa insolita per questa citta’ indifferente, persino un vivace Comitato di vari esperti per contrastarne lo scempio gia’ in atto.
    Purtroppo dopo una lunga battaglia il Comitato riusci’ a malapena ad evitare solo il peggio del peggio.

    L’amministrazione Fanfani da subito vieto’ qualsiasi utilizzo della Piazza a chiunque, quindi impose le pattine alla Fiera Antiquaria (..allora unico aiuto mensile per le attivita’ commerciali e ristorative ..) e volevano il permesso della Sovrintendenza anche solo per attraversare il mattonato con una sedia vecchia in mano!
    Un mattonato che sembrava e sembra opera di chi si diletta , ma senza risparmio , con il “ Fai da te” .
    Il seguito e’ stato una farsa .

    Dopo il primo unto e il primo mattone rotto e’ stato un continuo utilizzo senza tregua da parte di mezzi pesanti, trattori, auto storiche gocciolanti , cingolati, mezzi da sbarco etc..
    Magari con maggiori risorse economiche sarebbero capaci di rifare un mattonato peggiore quindi finiamo di distruggere prima questo!
    Meravigliarsi o indignarsi e’ fuori tempo massimo.

    Solo grasso che cola … e vai di spazzolatrice e idropulitrice , sperando che nessuno sciupi i mattoni scivolandoci sopra.

    • La vecchia pavimentazione in mattoni era stata accuratamente “rilevata” dall’architetto Corsi Miraglia della Soprintendenza per il restauro conservativo.
      Era in pessime condizioni ma negli ultimi anni si superarono tutti i limiti nel consentire utilizzi che completarono il massacro.
      Ci furono massacri in confronto ai quali l’olio fritto è roba da pacifisti.

      Pensionata l’architetta, il progetto di restauro non considerò minimamente lo studio, e optò per la sostituzione.
      Ho assistito personalmente all’asportazione con le ruspe che evidenziò un bellissimo sostrato filtrante in pietra, un lavoro che la diceva lunga sulla perizia con cui una volta si facevano certe cose.
      Era come un bellissimo muro a secco messo in orizzontale, un tesoro nascosto da conservare.

      Il Soprintendente sulla stampa gridò al “grande” ritrovamento”, senonché un paio di settimane dopo le ruspe distrussero tutto, perché i tecnici comunali avevano programmato un pesante sostrato in cemento armato in grado poi di consentire che nella piazza potessero passare anche i TIR, e il Soprintendente si dimostrò un pusillanime.

      Il mattonato ( e dintorni) è stato quindi reso un agglomerato assolutamente impermiabile ma che potesse resistere a tutti gli utilizzi più pesanti.
      La pavimentazione in pratica non “respira” più, e i tecnici del Comitato( tutti professori universitari del restauro) contestavano la scelta.

      Nei mesi più freddi è ricorrente che la pavimentazione si copra di muffe perché non traspira assolutamente e forse col tempo gli edifici che contornano la piazza potrebbero risentire anche loro della scelta effettuata.

      In Piazza del Campo a Siena per esempio, dove era stato necessario intervenire avevano ovviamente scelto opzioni più conservative, privilegiando il mantenimento del sostrato filtrante.
      A primavera addirittura c’è un bell’effetto tipico di nascita di erbetta tra una mattone e l’altro, come era una volta in Piazza Grande.
      Ma qui….
      Il Comitato riuscì a imporre che la parte in pietra della piazza fosse per il possibile recuperata.

      Anche per questa era stata programmata l’integrale sostituzione con pietre “nuove” scolpite “a rigatino” come è stato fatto in gran parte cel centro storico, distruggendo bellissime pavimentazioni in buona parte recuperabili con pietre “nuove” e di scarsa qualità.

      Il miglior lavoro di restauro è stato fatto sulla pavimentazione che costeggia le Logge fino alla Biblioteca.
      Man mano che si “scese” in basso, per velocizzare e risparmiare si recuperò sempre meno, ma insomma…si fece comunque sempre meglio che l’orrendo rigatino.

      Il Comitato fece cose, come coinvolgimento di esperti, come proposte culturali e operative per il centrostorico, come iniziative pubbliche e coinvolgimento della cittadinanza, che oggi sono inconcepibili.

      Il centro storico è ormai considerato solo come scenario ad usum delle iniziative commerciali e il concetto di restauro conservativo, sancito per legge, fa inorridire chiunque gestisce questa città ben all’avanguardia nella rediviva ideologia del “me ne frego”.

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