Amici Miei!? Monicelli, Boncompagni, Arezzo
Gianni ci ha lasciato da alcuni anni, ma lui raccontando le “imprese” dei giovani studenti aretini a Monicelli, ha permesso di conoscere fatti realmente accaduti, prima della seconda guerra mondiale e in seguito le guasconate proseguite negli anni 50 e 60.
Erede di tale tradizione inizio con le famose interviste al mago e maga Bonicioli, spacciandosi per operatori televisivi.
Suonavamo il campanello dello studio del mago” Dring! “,” Chi è!?? “,” ah, s’anda’ bene!??! ” Continua a leggere
Finite le riprese con false telecamere, ma con super otto vero e sonoro, era uno spasso rivederle.
Epoca di quiz, il nostro Gigi Montaini, tramite pseudo presentatori, metteva a disposizione del povero” Batteria” un assegno di 10 milioni non esigibile, se avesse risposto a delle domande.
” Come si chiama Garibaldi?? “, “Giuseppe!”, “Bravo hai vinto”, qualche sera dopo veniva a protestare, allora aumetavano la posta”come si chiama Mazzini!?? ” e se rispondeva” cosa vuol dire in inglese Lancaster Burt!?? ” non si finiva mai..
Lo schiaffo alla stazione per chi si affacciava al finestrino del treno in partenza era dei nostri padri , il lungo avvocato Dario, che nel 52 per una settimana si lanciava, dopo una lunga rincorsa dal molo di Riccione con un piccolo triciclo e poi risaliva recuperando il mezzo legato con una corda, fin quando in presenza di molte persone, giornalisti, fotografi arrivato come al solito in fondo al molo allargo’ le gambe e lasciò cadere solo il mezzo, voltandosi verso tutti con il gesto dell’ombrello.
La sorella compiacente del contadino geloso con il fucile e il povero tordo che doveva fuggird dai vari colpi di fucile.
Amici Miei: de’ Rezzo!!
Oltre quelle storie realmente accadute, il ratto del buratto del saracino, la chiusura delle 3 porte di Arezzo con il cartello “città appestata”: San Lorentino, San Clemente e Sant’Andrea, nella stessa nottata del rapimento del buratto.
Vi racconto” la Trippa sl sugo” e il “Vino all’alchermes”.Continua a leggere
Domandai cosa avesse per pranzo il mio amico Roberto, ero rimasto solo, mia madre era deceduta e lui sapeva che ero una buona fochetta: “la trippa alla fiorentina”, disse, ” la fatta la mia moglie e la fa proprio buona, vieni a casa mia te ne darò un po’…!”
Non me lo feci ripetere due volte, lo segui, lui con la sua auto e io con la mia, eravamo stati nell’antistadio a parlare di calcio.
Salimmo insieme in ascensore ed entrando in casa lui si diresse al bagno e chiamando la moglie affaccendata in cucina gli disse ” c’è quel Giuccamatta”, io sono chiamato così per gli scherzi a lui fatti, e prosegui’, ” dagli un recipiente, che prende un po’ di trippa”, ed entro in bagno; la moglie porto’ in tavola, gia apparecchiata, la pentola con la trippa e successivamente un bel recipiente di plastica e ritornò in cucina dicendomi di prenderne quanto volevo.
Rovesciai tutto il contenuto della pentola nel recipiente, salutai ad alta voce e di corsa presi l’ascensore, sali’ nell’auto, spensi il telefono fino alle 16, poi ci ritrovammo alla giostra per i bambini di via Giotto.
Claudio avvertito di quanto era accaduto fece cadere il discorso sul pranzo e cosa aveva mangiato, e domando’ a Roberto cosa lui aveva preso.
A denti stretti e con sguardo basso disse ” du’ ova al tegamino!!”.
Amici Miei: il vino all’ alchermers
Ogni tanto all’antistadio veniva una persona con un Mercedes, a portare una bittiglia di vino de’Gello al mio caro amico Roberto,
Era un omaggio che questa persona anziana, ma di età non decifrabile, faceva, un ottimo vino, così diceva.
Una mattina arrivò prima che giungesse Roberto, mi avvicinai all’auto e mi proposi di consegnarlo io.Continua a leggere
Corsi subito a casa dove avevo della ceralacca per sigillare il tappo di sughero, travasai il vino, misi acqua del rubinetto e alchermers da dolci infine risigillai il tappo perfettamente reinserito.
Per qualche settimana nessuno degli amici presenti, e testimoni della sostituzione, fece domande, ma dell’uomo con il Mercedes per mesi non si vide più, tanto che venne spontaneo domandargli se il vino era buono ” si era buono, ma l’ultima volta ‘un sapeva de’niente!!”
Gli raccontammo l’ accaduto, non ci ha mai creduto, tanto che il vino non lo ha mai più ricevuto, rapporto chiuso con la cantina!!
Amici Miei: l’antipasto della casa
Partimmo in 6, due auto, un paio di scarpette per il nostro attaccante A. Baclet, attraversamno mezza Italia per arrivare a Foggia, dove fortunatamente ci fecero mettere le auto nel parcheggio recintato dello stadio.
Erano circa dueci anni che non tornavo a Foggia, avevamo fissato per il pranzo alla locanda di Hansel non tanto distante dallo Zaccaria.Continua a leggere
Mi bastarono qualche decina di metri di vantaggio, e avvissando la referente del ristorante, preparai lo scherzo avvisando gli altri.
Roberto, fu messo capotavola essendo più anziano, e portarono a lui l’antipasto della casa per sapere, secondo la sua approvazione, se lo dovevano portare anche a noi.
In una bacinella di vetro piena d’acqua, galleggiava in mezzo una rosetta di pane.
Roberto guardava attonito la pietanza, in silenzio per qualche secondo, poi alzò il capo e con voce bassa disse” ragazzi me sembra pane!”, ed io,” prova ad assaggiarlo!? “, ma ormai tutti quanti si era scoppiati dal ridere, non potendoci più trattenere!.
Amici Miei: la scarpetta di Cremona
Come al solito, al seguito della squadra di calcio partimmo in 4: io, Cladio, Roberto e il Cacio.
Arrivammo a Cremona in mattinata e ci recammo nella piazza del Duomo dove facevano anche le visite mediche per la pressione, al bar Sperlari gli altri aretini, tra cui il Bepoe in bici dentro il locale, non sapevamo dove andare a pranzo lì in centro, ed un vecchio giocatore della Cremonese, ci indicò un piccolo albergo, che faceva anche ristorante.
Il piano terra era la sala, tutti i tavolini erano da due posti, in relazione alle camere, io e Roberto ci mettemmo in uno, Claudio e il Cacio dall’altra parte della sala.Continua a leggere
Venne il cameriere e feci scegliere e assaggiare il vino a lui e ordinammo il primo: io tagliolini all’erbette, e lui penne al pomodoro.
Fini’ per primo ed osservavo Roberto che degustava le ultime penne, dovevano essere molto buone, tanto che finite, prese una fetta di pane, e ripulì la scodella a mo’ di scarpetta.
Non aveva ancora terminato di pulire il piatto, quando io ad alta voce, come mi ritrovo, ” ti porto in un ristorante di classe e tu mi fai passare male, facendo la scarpetta, in mezzo a così tante persone!!”, non fini il mio rimprovero, che scappo’ verso il tavolino di Claudio e il Cacio, mentre io calmavo i presenti, rimasti in silenzio, ” scusate, ma viene dalla campagna! ” dissi, dopo qualche minuto ed essersi calmato, gli portarono il suo quarto di pollo con le patate, che gli fecero nodo!??