Prima parte: Oceana – Il sussurro degli abissi
Rynel disse a Miran: «Fermati, o l’oceano si spezzerà.»
Miran comprese: fermare la macchina significava tradire i suoi superiori, ma era necessario.
Eira guidò Sylas e Asha negli abissi, dove incontrarono Naeryn e la Memoria Liquida. Attraverso fusione mentale, videro la nascita della vita: comete portatrici di semi biologici, prime coscienze marine.
Asha pianse: «Tutto vero. Le nostre religioni erano solo eco. La vita è una corrente che attraversa il cosmo.»
Sylas percepì anche l’avanzata dell’Ombra, un buio fatto di dolore e paura. L’oceano chiedeva ascolto, o avrebbe distrutto ogni cosa.
La nuova era era iniziata non con un boato, ma con un respiro collettivo. L’umanità, o ciò che ne restava di senziente, aveva smesso di urlare contro il cielo e aveva imparato ad ascoltare il mare. Il “canto” che aveva placato l’Ombra di Veyr non era terminato; era diventato il sottofondo costante dell’esistenza, una corrente telepatica che legava le menti di chi sceglieva di connettersi.
La Tirannosfera, decapitata e disarmata dalla volontà dell’oceano, si era sbriciolata in fazioni impotenti. In superficie, lo smog ocra che per generazioni aveva soffocato le città iniziò a diradarsi, non per un miracolo tecnologico, ma perché il mare stesso, ora in equilibrio, stava riassorbendo i veleni, purificando l’atmosfera.
Il cielo notturno, per la prima volta dopo secoli, non era più una tela nera e vuota, ma un “nuovo firmamento”: i riflessi della coscienza oceanica, le geometrie luminose degli Olytridi, danzavano nell’alta atmosfera, un costante memento del legame ritrovato.
Sylas, non più solo un esploratore ma un “ponte”, viveva a cavallo tra i due mondi. Parte del suo tempo lo passava nella colonia di Miran, ora ribattezzata “Anemone”, un centro di cooperazione tra umani e Olytridi. Il resto lo passava nelle profondità, la sua mente intrecciata con quella di Naeryn, imparando a navigare la Memoria Liquida.
Asha aveva fondato una nuova scuola di pensiero, la “Cosmologia Sintetica”, che univa la scienza alla spiritualità riscoperta, insegnando ai bambini a leggere le stelle nel cielo e le correnti nell’anima.
Eira, lo spettro quantistico, era diventata la custode della rete neurale globale, un’architettura di luce e dati che connetteva ogni avamposto di questa nuova civiltà. Sembrava l’alba di un’utopia.
Ma il pianeta era molto più antico e complesso di quanto la loro nuova coscienza potesse immaginare. Il primo segnale fu un sussulto nella terra stessa. Non un terremoto, ma qualcosa di più innaturale: una vibrazione profonda, ritmica, che non seguiva le linee di faglia conosciute.
Contemporaneamente, i venti cambiarono. Uragani si formavano e si dissolvevano in poche ore, muovendosi contro le correnti a getto, come guidati da un’intelligenza invisibile. Le montagne tremavano e nuovi picchi di cristallo nero, lisci come ossidiana, emergevano dal suolo in luoghi remoti, crescendo di diversi metri al giorno.
Fu Eira la prima a capire. «Non è il pianeta,» comunicò la sua voce sintetica in una riunione del nuovo Consiglio Ibrido. «O meglio, non è la sua volontà inconscia. Questi fenomeni sono coordinati. I terremoti sono un codice Morse sismico, i venti disegnano schemi geometrici nell’atmosfera. Qualcuno sta parlando la lingua della fisica.»
La risposta arrivò dal cielo. Da dietro il velo del nuovo firmamento, discesero. Non avevano navi. Erano esseri che sembravano la materializzazione di un pensiero astratto: cervelli umani grandi come automobili, composti da roccia levigata e pulsante, con sei occhi disposti a esagono. Non avevano arti, ma fluttuavano, circondati da un campo di distorsione che piegava la luce e generava un ronzio basso.
Erano i Fundak, gli Architetti Silenti. E non erano venuti a conversare: erano venuti a ripristinare l’ordine.
La loro prima azione fu un atto di terribile, impersonale efficienza. Sulle rovine di una vecchia città della Tirannosfera, un gruppo di umani stava cercando di costruire un insediamento agricolo. Un singolo Fundak scese dal cielo. I suoi sei occhi esaminarono la disordinata vitalità del luogo e poi emise un’onda di risonanza: in pochi secondi, tutto si trasformò in una perfetta, immobile scultura di cristallo.
Il panico si diffuse attraverso la coscienza collettiva. Naeryn e gli Olytridi tentarono di stabilire un contatto mentale, ma si scontrarono contro un muro: la coscienza dei Fundak era una struttura cristallina, non un flusso emotivo.
Fu Asha a decifrare il loro primo messaggio, analizzando i cristalli: «Non ci vedono come vita. Ci vedono come un’anomalia. Loro si definiscono i “Correttori”. La Memoria Liquida degli Olytridi è un “contagio caotico di dati emozionali”. La nostra fusione con loro è l’apice dell’abominio.»
Sylas, a bordo del suo sottomarino potenziato, osservò i Fundak “correggere” una barriera corallina: ogni pesce, ogni corallo, ogni Olytride fu cristallizzato, trasformato in un diorama di vetro squisitamente dettagliato e assolutamente morto.
Rynel guidò una squadra di Cacciatori Olytridi in un attacco disperato: correnti potenti si infransero contro i campi di forza dei Fundak come onde contro una scogliera. Ma la loro padronanza della materia era assoluta: l’attacco fallì, e solo l’intervento di Naeryn salvò Rynel.
La disperazione serpeggiava. La nuova era di pace rischiava di essere la più breve della storia. Durante una meditazione profonda nella Memoria Liquida, Naeryn trovò un frammento di memoria: un’eco della genesi planetaria.
«Non sono alieni,» comunicò. «Sono nostri fratelli. O meglio, l’altra metà di noi.»
La memoria mostrò loro un mondo primordiale: una coscienza nascente si divise in due. Una parte scelse il flusso, l’adattabilità e l’emozione, diventando l’acqua, gli Olytridi e la vita organica. L’altra parte, terrorizzata dal disordine, scelse struttura, logica e controllo, diventando i Fundak, gli architetti dei continenti e delle correnti a getto, in una perfetta armonia di pura fisica.



