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Oceana – Il sussurro degli abissi

Sylas, un ricercatore in fuga da un mondo in rovina, scopre che le profondità oceaniche nascondono un'intelligenza antica. Mentre una corporazione spietata vuole sfruttarla, lui dovrà allearsi con una hacker e una studiosa per impedire un disastro, in un'epica lotta dove il destino di due civiltà si decide tra luce e abisso

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Sylas, un ricercatore in fuga da un mondo in rovina, scopre che le profondità oceaniche nascondono un’intelligenza antica. Mentre una corporazione spietata vuole sfruttarla, lui dovrà allearsi con una hacker e una studiosa per impedire un disastro, in un’epica lotta dove il destino di due civiltà si decide tra luce e abisso.

Sylas non aveva mai creduto che il mare fosse silenzioso. I suoi professori all’accademia lo dipingevano come un deserto blu, un’immensa vasca senza suoni, popolata da creature marginali e insignificanti, oppure troppo in profondità per essere veduti. Ma lui lo percepiva diverso: l’oceano respirava, pulsava, sussurrava storie che nessun linguaggio umano poteva tradurre. Ogni onda, ogni vibrazione metallica che attraversava lo scafo del suo sommergibile gli parlava di profondità inesplorate, di saggezze sommerse, di vite che si muovevano lente e infinite nell’abisso.

A tremila metri sotto la superficie, sospeso nella capsula trasparente della sua nave da ricerca, la Cyanea, Sylas sentì quell’onda pulsante con intensità quasi fisica. Non era un’allucinazione: le pareti metalliche tremavano, un battito lento e inesorabile, come se il cuore stesso del mare stesse cercando un interlocutore. Il suo compito ufficiale era semplice: registrare anomalie acustiche per conto di una fondazione privata. Ma quella fondazione era soltanto una facciata della Tirannosfera Corporate, un conglomerato che pianificava la colonizzazione degli abissi con il pretesto di studi scientifici. Sylas lo sapeva, eppure la paga era alta e in superficie non aveva più nulla, né famiglia o affetti stabili: solo città soffocate dallo smog, quartieri recintati, governi ridotti a burattini di corporazioni spietate.

Fu allora che le luci apparvero. Non il bagliore irregolare dei plancton abissali, né le regolari pulsazioni dei droni di sorveglianza: geometrie perfette, spirali, cerchi concentrici e poliedri che si formavano e si dissolvevano come sogni liquidi scolpiti nella pressione stessa dell’acqua. Ogni figura vibrava, respirava, sembrava pensare. Sylas percepì che era un linguaggio, e il cuore gli balzò nel petto.

«Sylas.»

Non fu una voce a pronunciarlo, ma un’imposizione nella sua mente, gentile e precisa. E lui rispose nello stesso modo, come se il mare stesso gli avesse aperto una porta: «Un uomo. Un esploratore.»

Le luci reagirono, diventando più complesse: un volto si delineò tra le geometrie, gigantesco, occhi profondi come lune sommerse, tentacoli che si muovevano in sincronia con la corrente. Non era un animale, era un essere.

«Chi sei tu che ci guardi?

Ancora una volta, non una domanda udita, ma percepita: l’intelligenza dell’oceano lo interrogava. Poi il buio tornò a inghiottire la capsula. Il contatto si interruppe. Sylas rimase sospeso, il cuore che batteva al ritmo del mare stesso, consapevole di aver varcato una soglia che nessun umano aveva mai superato.


In superficie, giorni dopo, Sylas incontrò Eira. Non di persona, almeno non del tutto: il suo corpo era poco più di un’ombra digitale, proiettata come ologramma instabile nel laboratorio improvvisato di Sylas. Pelle chiara, circuiti luminosi lungo le tempie, occhi che mutavano colore secondo le emozioni. Una volta hacker, ora era qualcosa di più: un ponte tra carne viva e rete quantistica.

«Ho intercettato i tuoi log acustici» disse Eira, voce bassa ma vibrante di energia. «Non appartengono a nessuna forma di vita catalogata. Sai cosa significa?»

Sylas strinse i pugni. «Che ho scoperto qualcosa che la Tirannosfera non deve sapere.»

«Esatto. E loro lo sapranno presto. Devi scegliere: o lavori per loro, o lavori con me.»

Sylas esitò. Fidarsi di Eira era difficile, eppure la sincerità nella sua voce era palpabile, come un’onda che rompe uno scoglio invisibile. Lei parlava di un mondo già morente, di oceani compromessi da anni di sfruttamento. E se davvero una civiltà segreta abitava il fondo, allora quella era forse l’ultima speranza dell’umanità.


Nei fondali, intanto, Naeryn osservava tutto. Era un’Olytride, una piovra sapiente, custode della Memoria Liquida, archivio collettivo di storie e conoscenze che attraversavano milioni di anni. Per lei il contatto con l’umano non era un incidente, ma un segnale di cambiamento inevitabile.

Rynel, giovane ribelle del clan, non era d’accordo. «Gli uomini distruggono tutto ciò che toccano. Non meritano di conoscere la nostra esistenza.»

Naeryn proiettò una spirale luminosa, simbolo di equilibrio tra pericolo e possibilità. «Quando due correnti si incontrano, possono scontrarsi o fondersi. Il tempo della scelta è arrivato.»


Sylas, spinto da Eira, tornò negli abissi con un nuovo equipaggio: Asha, studiosa di religioni e filosofie, cercava di fondere antiche cosmologie con la realtà delle acque. «Il mare è la prima cattedrale» disse. «Tutte le storie di creazione cominciano dall’acqua. Qui forse non troveremo alieni, ma la memoria dei nostri antenati.»

Attraversando una fenditura abissale, incontrarono le geometrie luminose. Non erano più simboli isolati, ma frasi intere, racconti condensati in luce.

Naeryn li accolse. «Non siete soli nell’universo. La vita è venuta dalle stelle, sospinta da correnti invisibili. Noi ricordiamo ciò che voi avete dimenticato.»

Asha pianse: «È l’Anima Mundi. Tutto quello che credevamo diviso è un unico respiro cosmico.»

Sylas percepì invece un brivido: gli Olytridi custodivano memorie stellari più antiche di qualunque civiltà umana, e la Tirannosfera avrebbe voluto ridurli a strumenti di guerra.


Miran, ingegnere delle colonie subacquee, coordinava la costruzione della prima città sommersa per proteggere l’umanità dalla superficie corrotta. Ma la colonia sorgeva sopra un antico santuario Olytride. Rynel osservava.

Tra loro nacque un dialogo ambiguo: Miran vedeva in Rynel una creatura meravigliosa e terribile, Rynel vedeva in Miran un essere fragile, inconsapevole del male che stava compiendo. Le loro conversazioni segrete diventarono intimità cariche di tensione.

«Non puoi costruire qui» comunicò Rynel con disegni di luce.

«La mia gente non ha scelta» replicò Miran. «L’oceano è la nostra ultima speranza.»

Rynel esitò: forse gli umani non erano solo predatori.


Il Consiglio degli Olytridi si riunì nella Caverna delle Onde Immobili, proiettando luci in intricate architetture. La domanda era chiara: rivelarsi o distruggere i nuovi arrivati.

Naeryn parlò per coesistenza, Rynel per resistenza. Ma un altro segnale, oscuro, iniziava a emergere: l’Ombra di Veyr, coscienza collettiva del dolore accumulato negli abissi, stava risvegliandosi.

Il Profeta delle Correnti apparve, enigmatica figura che parlava per simboli: «Il mare non appartiene a nessuno. Presto mare e cielo saranno uno. Solo chi unirà le voci sopravvivrà.»


Sylas, Eira e Asha tornarono in superficie con prove. La Tirannosfera li intercettò. Agenti armati assaltarono il loro rifugio. «Vogliono catturare gli Olytridi» disse Eira, «usandoli come bio-computer e armi psichiche. Se ci riescono, il mondo è finito.»

Sotto il mare, Miran e Rynel assistettero al disastro. Le trivellazioni avevano disturbato il santuario, liberando l’Ombra. L’acqua ribolliva, sogni terribili invadevano le menti dei presenti.

FINE DELLA PARTE 1

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Marco - Artista Digitale
Marco - Artista Digitale
Marco Grosso, giornalista indipendente, critico musicale e scrittore, è anche artista digitale, con il suo studio e sviluppo di quadri digitali con intelligenza artificiale e successiva riprogrammazione avanzata. Con un suo stile personale di immagini sta collaborando con realtà artistiche ed editoriali italiane indipendenti che utilizzano le sue immagini come copertine di libri, dischi e poster.
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