La pietra del sepolcro si mosse lentamente, ruotando su sé stessa. Una mano emerse dal bordo, mostrando un anello: quello della signoria di Vallacchia. Poi apparve lui, con il turbante incastonato di pietre preziose — l’Impalatore, Vlad III, il conte Dracula.
Uscì dalla cripta decorata con l’emblema del drago — lui, figlio del Drago — che un tempo amava impalare i nemici nel modo più cruento. Da Santa Maria Nova a Napoli, attraversò i vicoli medievali, raggiunse Porta Garibaldi, e da lì prese un treno fino a Terontola. Fece poi cambio con un iperaccelerato che lo portò fino a Rigutino. A piedi, raggiunse infine la sede, dove fu annunciato il suo arrivo alla tifoseria in trepidante attesa.
Alcuni sostenitori si chiesero a cosa potesse servire uno specializzato nell’impalare, ma il sagace Cesare rassicurò tutti:
“Magari saprà spostare i legni, far entrare palloni che altrimenti finirebbero fuori… chissà!”
«Il nostro attacco segnerà una valanga di gol!» esclamò un altro tifoso, subito corretto da un terzo:
«Prima bisogna almeno tirare verso la porta, senza sbagliare direzione!»
Tuttavia, il gruppo era entusiasta: finalmente, dopo Venturi, un nuovo innesto era arrivato!