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sabato, Marzo 30, 2024
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La colonna infame di Piazza Grande

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Dopo i comunicati entusiasti del vice-sindaco Gamurrini – il nuovo look delle Logge Vasari – siamo andati a vedere i lavori effettuati in tre mesi di attività ed abbiamo visto l’imbiancatura di quattro colonne che saranno successivamente tinteggiate, sperando che quel bianco accecante non confonda i cavalli della giostra del Saracino.

Certo lo sappiamo che i lavori sono delicati e forse hanno usato un pennellino piccolo piccolo per metterci tanto solo ad imbiancare quattro rettangoli.

Ma, in ogni caso siamo contenti che si sia cominciato, visto che il degrado in quella piazza così importante per la città aveva raggiunto livelli intollerabili
(sempre tralasciata da tutte le amministrazioni).

La colonna infame di Piazza Grande

E visto che ci siamo vogliamo parlare anche della “colonna infame” il cosidetto “Petrone” perché insiste sopra una larga base di pietra.

Ne vogliamo parlare perché uno degli antiquari storici di Piazza Grande da tempo scrive all’amministrazione mettendola in allerta che quella colonna potrebbe collassare.

La colonna infame ha una sua storia perché ad essa venivano legati i malfattori ed erano esposti alla berlina i falliti e i debitori.

Ci dice il Tafi che al principio del settecento il Petrone venne rimosso ma poi rimessa una copia nel 1932.

Come si vede in una foto concessaci da Gianni Rossi, la memoria storica di Piazza Grande, all’inizio il Petrone portava sulla palla di pietra in cima alla colonna , una croce in pietra che però ben presto si distrusse.

Il Petrone-La colonna infame di Piazza Grande

Allora negli anni ’60 pensarono di mettere una croce di ferro che dopo poco anche questa cadde.

Lo spazzino che puliva la piazza, aretino doc, pensò bene di raccogliere quel ferrovecchio e di buttarlo nella spazzatura. (sic!)

Oggi, come possiamo vedere la colonna infame è ridotta veramente male e addirittura, se la guardiamo con l’occhio giusto è anche pendente e quindi può essere pericolosa.

Certo – ci dice il nostro informatore sorridendo – se cadeva quando l’araldo leggeva il bando del Saracino faceva pochi danni, ma in ogni manifestazione la colonna è circondata, abbracciata e scalata da ragazzi e turisti.

Forse sarebbe il caso di ripristinare la funzione storica di quella colonna legandoci tutti coloro che non fanno il bene di questa città.

3 Commenti

  1. La buona volontà del signor Gianni Rossi è ormai proverbiale, così come di chi ne ha raccolto questa ennesima testimonianza, dandone qui notizia. Personalmente, ritengo un triste sperpero di denaro pubblico l’accanirsi, a più riprese, nel voler restaurare la “colonna infame”, un orpello storicista del 1932 e nulla più, quasi ormai ridotto allo stato larvale: nuova si ricostruisca, come appunto fu fatto nel Trentadue, oppure si demolisca togliendola di mezzo.
    Di denaro, evidentemente, non ce n’è abbondanza, e la «messa in sicurezza» della scala denominata Vicolo dell’arco – che dalle Logge sale al Praticino, o viceversa scende – è riuscito un lavoro ‘invisibile’. Chi sia tuttora abituato a verificare aspetti fattuali direttamente, con quei propri strumenti che noi uomini abbiamo chiamato sensi, vedrà invece, passandovi, su su fino al Vicolo del cancello, tutto il ripugnante degrado degli intonaci e dei manufatti di pietra, anche relativamente recenti.
    Probabile allora che alla scarsità di denaro possa ovviarsi, neppure tanto difficilmente, quando si tratti di eseguire lavori in ‘casa propria’, nel proprio Quartiere, su commessa di chi, pur dovendo tutti equamente amministrare, cede a volte all’amor di patria…

  2. Le strisce di ferro alla base della colonna costituivano l’unità di misura locale. Una sorta di “Cupito”.
    Ce ne sono due perché come noto, spesso le lunghezze variavano in base al sovrano del momento.
    Ricordo infatti che anticamente in Piazza Grande si svolgeva il mercato e proprio li c’era bisogno di capire quanto era lunga la misura di riferimento.
    Paolo Rossi

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Luciano Petrai
Luciano Petrai
Di professione “curioso”, ha attraversato negli anni ’80 le speranze ecologiste collaborando attivamente con gli Amici della Terra – Italia. Ha cavalcato le delusioni politiche e sociali attraverso una buona dose di auto-ironia e di sarcasmo. Attualmente fa parte della redazione del periodico “Essere” ed esprime note e lazzi in una frequentata pagina facebook . Ed ora l’esperienza ne “L’ortica” per continuare a pungere divertendosi.

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