Soddisfatto per il successo di Jannik Sinner, che ha prima illuso e poi dominato il potente battitore statunitense Tommy Paul — nonostante una fastidiosa vescica sotto il piede, causata dall’attrito e dal calore delle scarpe (quanto ci vorrà ancora prima che inventino calzature davvero traspiranti e protettive, magari come una pellicola a nido d’ape?) — mi sono addormentato.
Nel primo, o forse nel terzo sogno, mi è apparso Marco Polo. Sì, proprio il veneziano autore del Milione, quel libro colmo di storie, popoli e meraviglie.
Mi raccontava degli imperi mongoli e della dinastia gengiskhanide, in particolare delle lotte tra le varie famiglie dei Kan. L’Oriente, fino a metà Turchia e allo sbocco del Danubio nel Mar Nero, era allora sotto dominio mongolo e suddiviso in quattro grandi Khanati:
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Il Gran Khanato, il più vasto, che si estendeva dalla Siberia fino all’India, escludendo la penisola indonesiana.
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Il Khanato dell’Orda d’Oro, dalla Siberia occidentale attraverso la Russia fino all’area di Odessa, nell’attuale Ucraina meridionale.
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Il Khanato Chagatai, comprendente la Cina centrale, l’Himalaya, il Nepal e tutto il Tibet.
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L’Ilkhanato, che si estendeva dall’attuale Pakistan fino a metà Turchia, passando per Iran, Afghanistan e Iraq.
Marco mi spiegava anche di una ribellione del popolo Ogodei, sotto la famiglia Kaidu, contro il potere di Kublai (della dinastia Yuan), ribellione che proseguì fino al 1301 e segnò la fine dell’Impero Mongolo.
A questo punto del sogno, però, la memoria svanisce… Non ricordo altro, ma è stato affascinante!