L’avanzata dell’intelligenza artificiale e dell’automazione sta trasformando radicalmente il mondo del lavoro, con conseguenze che si preannunciano pesanti per il sistema previdenziale italiano. Le banche stanno già chiudendo sportelli e riducendo drasticamente il personale. Questo è solo un esempio di un processo più ampio che vedrà molti impiegati e operai spinti fuori dal mercato del lavoro a causa delle macchine.
Il risultato? Un crollo delle entrate contributive per l’INPS, che rischia di trovarsi in seria difficoltà nel garantire pensioni e assistenza futura. A fronte di questo scenario, si agita il tema dell’immigrazione come soluzione alla crisi demografica, ma secondo una visione critica, questa narrativa è fuorviante: non si tratta di una risposta umanitaria, bensì di una strategia politica di potere, utilizzata da una certa parte politica per consolidare il proprio bacino elettorale attraverso promesse e benefici economici.
L’impatto sociale di questo processo potrebbe portare a un livellamento verso il basso della qualità della vita e della cultura, con un aumento di instabilità e insicurezza, e il rischio di tensioni e proteste anche violente.
In questo contesto, si consiglia ai giovani di orientarsi verso professioni ancora necessarie e difficilmente automatizzabili: periti agrari, elettrotecnici, esperti di robotica, programmatori, biotecnologi alimentari, muratori, meccanici, carrozzieri. Dove queste strade non fossero percorribili, entrare nella pubblica amministrazione o accettare lavori manuali – purché dignitosamente retribuiti – può essere un’alternativa concreta e utile a mantenere un equilibrio sociale sempre più fragile.