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venerdì, Marzo 28, 2025
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Il diavolino e i funghi: storie di un’infanzia scaltra

Il gossip di Cesare Fracassi
ra scherzi d'infanzia e scoperte nel bosco, il ricordo di un legame speciale con la natura e la famiglia

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Nel bosco, prima che costruissero le due villette, c’era il doccione, un greppo alto 5 metri, quasi perpendicolare alla strada e in curva. Lo chiamavano così perché quando pioveva forte, dai viottoli in alto scendeva a cascata l’acqua piovana, per poi proseguire in un canalone. A trecento metri sotto c’erano due buche con acqua, e una era una sorgente. Da qui partiva un sentiero che portava dal Gamberucci, un pastore con pecore e mucche, dove si andava a prendere il latte. Ma io non ci andavo mai…

Quando eravamo noi cugini, Francesco e Stefano, io e mio fratello più grande, e talvolta anche Franco di Terontola, tutti a dormire nella stanza della torre (6 metri e mezzo per 6 metri e mezzo), con due letti singoli e uno matrimoniale a materassi di vegetale, c’era un mio cugino, Francesco, che dormendo muoveva gli alluci dei piedi. Con un cappio gli prendevo uno di questi, quando ci mettevano a dormire dopo pranzo, e lo legavo con lo spago a un peso di tre chili della “bascula”. Poi, poiché ero velocissimo, quando gli altri erano nell’orto e c’era anche il mio nonno a piantare l’insalata con il “piolo”, senza che nessuno mi vedesse, andavo a sgangiargli l’unica bretella che gli reggeva i pantaloni da dietro. Di corsa tornavo in cucina a parlare con mia nonna, tanto che la distanza e il tempo mi permettevano di essere scagionato a logica.

Sì, ero imprevedibile per gli scherzi. Ero il più piccolo, bistrattato, non interpellato, senza voce in capitolo, ma c’ero e mi facevo valere in questo modo. Tanto che, conoscendo il mio carattere, la nonna mi diceva che non ero figlio di mio babbo, ma del Gamberucci, che mi avevano comprato… Ecco perché non andavo a prendere il latte.

Un giorno di ottobre mi addentrai in quel viottolo che portava alla casa della mia famiglia putativa. Avevano tagliato le scope pochi anni prima, e, cosa straordinaria, su ogni ceppo di scopa c’era un ovulo ben aperto. Non sapevo come fare, non avevo niente con me, ma li colsi tutti, anche quelli semichiusi. Di corsa andai a prendere due cestelli da vendemmia, dopo averli occultati con delle brasche. Avvertii gli altri, e da allora ottenni considerazione e la mia famiglia.

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Cesare Fracassi
Cesare Fracassi
Nato ad Arezzo nel 1946, in via Crispi 66, al suono della prima sirena del Fabbricone. Frequentò le elementari a Sant'Agnese, una scuola di vita e di battaglie. Dopo le medie, proseguì con il liceo classico e intraprese studi di medicina e giurisprudenza, completando tutti gli esami di quest'ultima. Calciatore dilettante, fondatore della squadra Tuscar Canaglia, sciatore agonistico e presidente della FISI provinciale. Esperienze lavorative: mangimista, bancario, consulente finanziario, orafo, advisor per carte di credito, ideatore della 3/F Card, registrata presso la SIAE (sezione Olaf n°1699 del 13/4/2000) con il titolo "Global System", agricoltore e, ora, pensionato.
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