Articolo tratto da uno sfogo di Antonio Tuc Lucillo — e del quartiere che non vuole più tacere
Da Saione Campo di Marte con la cronaca della merda — ovvero: come vivere due anni tra piscio, bottiglie e burocrazia col sorriso di chi non può fare un cazzo
Eccoci qua, signore e signori, alla nuova frontiera del degrado urbano:
la toilette pubblica condominiale, sotto casa mia.
Da due anni — DUE, non due settimane — mi ritrovo un tizio accampato sotto il portico, tipo guardiano del cancello dell’inferno, solo che invece di chiederti l’anima ti chiede la cortesia di non pestargli la merda fresca.
Quando devo entrare in casa, dovevo quasi chiedergli il permesso, come se fossi io l’abusivo.
E non bastava che stesse lì, no: questo signore, tra un rutto e una bottiglia tirata, si diletta nel suo passatempo preferito… abbassarsi i pantaloni e farla dove capita.
Tre volte al giorno, tipo terapia prescritta.
“Culo all’aria libera: arte moderna made in Arezzo”
Culo, pisello, e un souvenir marrone penzoloni come un trofeo.
Roba che neanche al MoMA la chiamerebbero “installazione urbana”.
E tutto questo davanti alle mie figlie di 12 e 16 anni, a mia moglie, e a mezzo quartiere che ormai guarda altrove come quando vedi il vicino nudo alla finestra: fingi di niente, ma ti rimane negli occhi.
E la puzza?
Oh, ragazzi, la puzza è talmente forte che se accendi una candela rischi di saltare in aria.
Ma tranquilli, dicono dal Comune: “non si può fare nulla”.
Eh già, perché “ci sono le leggi, gli articoli, i decreti”.
E intanto noi navighiamo nel mare di piscio e libertà.
La Municipale, eroi del nulla
Una volta — una sola — è arrivata la Polizia Municipale.
Lui non c’era.
Sapete che han fatto?
Gli han buttato via le coperte.
LE COPERTE!
Manco fossero armi di distruzione di massa.
Un gesto eroico, proprio: hanno combattuto la povertà a colpi di lavatrice.
Il problema? Che nessuno vuole risolvere, vogliono solo spostare la merda da un quartiere all’altro, come se fosse un pacco di Amazon Prime.
Domandina semplice: e se cagasse sotto casa del sindaco?
Ecco, mi son chiesto: se domani questo signore si piazzasse sotto casa del primo cittadino,
a far pipì a fontanella sotto le logge vasariane,
gli articoli e i decreti varrebbero ancora?
O lo vedremmo volare via in un’ora, tipo miracolo amministrativo?
Perché noi, la plebaglia, non si può nemmeno passeggiare senza rischiare la multa.
Ma lui sì, può tranquillamente concimare i portoni.
Campo di Marte, nuova capitale dell’Imodium
Ora il tizio ha cambiato sede: davanti al supermercato Gala, zona Campo di Marte.
Stamattina, giuro su Arezzo, aveva la diarrea a spruzzo, e la scena sembrava un’esibizione di street art biologica.
Passavano gli studenti, le vecchiette, i pusher che aprivano bottega…
tutti a guardare il nuovo murale umano della città del Natale.
E certo, la città si prepara a mettere le lucine, i mercatini, le renne finte…
ma sotto c’è sempre la stessa puzza vera.
Un bel presepe col bue, l’asinello e il senzatetto che caca in sottofondo.
Facebook esplode: tra pietà, veleno e “mettetelo sotto casa del sindaco”
E i commenti?
Oh, un capolavoro di umanità.
C’è chi dice “poverino”, chi “buttatelo via”, chi “portatelo sotto casa del sindaco”, e chi “che schifo l’Italia!”.
Poi arrivano gli illuminati del web: “eh ma è malato”, “eh ma serve l’assistenza sociale”.
Oh, ma dove l’avete vista voi l’assistenza? Forse in ferie da trent’anni!
E intanto noi, tra un insulto e una bestemmia, si continua a respirare merda e burocrazia.
Il vero problema non è lui. È chi non fa un cazzo.
Io non ce l’ho col tizio, poveraccio — forse è malato, forse è ubriaco, forse è solo perso.
Ma ce l’ho con chi lo lascia lì.
Con chi non decide mai niente, con chi firma scartoffie e non scende mai in strada.
Perché finché resta sotto casa nostra, va tutto bene: l’importante è che i turisti non lo vedano.
Poi magari sotto Natale lo spostano due vie più in là, come il presepe quando hai finito le pile.
Per concludere
Siamo arrivati al punto che il decoro urbano è diventato un optional.
Che la sicurezza vale solo se abiti in centro.
Che le istituzioni sanno solo dire “non si può”.
E allora, visto che non si può far nulla, fategli almeno un favore:
portategli un pacco d’Imodium e una coperta nuova,
che almeno il quartiere respira un giorno in più.
Perché a forza di girare la testa dall’altra parte,
l’Italia s’è riempita di merda.
E non solo per colpa sua.










