Due giorni fa ho scritto un articolo “sensory overload”. Abbiamo ogni giorno un sovraccarico sensoriale di informazioni che non ha precedenti nella storia umana.
L’università della California calcola che l’individuo medio e’ esposto a 34 gigabyte di contenuti ogni giorno. E a un diluvio di oltre centomila parole.
La mente umana può elaborare un massimo di 120 bit di informazione al secondo. In contemporanea due giorni fa l’Oxford English Dictionary, Oxford University Press affermava che la parola che ha caratterizzato l’anno 2024 e’ “ROT BRAIN” così definito: deterioramento dello stato mentale o intellettuale di una persona, soprattutto come conseguenza di un consumo eccessivo di materiale (in particolare di contenuti online) considerato banale o poco impegnativo”. Il brain rot riflette uno dei pericoli percepiti della vita virtuale.
Lo scrolling di contenuti di qualunque genere, spesso leggeri e di scarsa rilevanza dal punto di vista intellettuale e conoscitivo produce notevoli passi indietro per la salute del nostro cervello, che risulta così affaticato da un bagaglio pesante di informazioni senza particolare valore intellettuale. Appunto il marciume cerebrale. Lo scrolling ripetuto può avere un effetto negativo sulle facoltà mentali degli individui interrompendo la capacità del cervello di codificare e conservare le informazioni.
Inoltre, la sovrastimolazione costante può portare a una ridotta capacità di attenzione. Il cervello umano adulto medio ha la capacità di memorizzare l’equivalente di 2,5 milioni di gigabyte di memoria digitale. e gli smartphone di oggi possono avere “gigabyte” (16 GB, 64 GB, 128 GB) di capacità di memoria o più. Quindi il nostro cervello ha una capacità illimitata di memoria. Esiste nel nostro cervello “Working memory” ha che un limite cognitivo. La nostra memoria “corrente” chiamata memoria breve di vita e di lavoro ha un limite. Abbiamo anche “Long term memory”.
Il nostro cervello codifica e archivia la memoria breve sulla lunga memoria che ha le vaste capacità citate prima (2.5 milioni di gigabyte- equivalente memoria digitale). La “working memory” recupera ciò che abbiamo archiviato nella “Long term memory”.
Il “ROT BRAIN” colpisce Working memory. Il sovraccarico sensoriale derivato da un uso continuo e prolungato del cellulare e sistemi digitali possono limitare la memoria breve con un impatto significativo, sulla funzione cerebrale e sul nostro comportamento psichico ed alimentare: sintomi di deficit di attenzione accentuati, intelligenza emotiva e sociale compromessa, dipendenza dalla tecnologia, isolamento sociale, sviluppo cerebrale compromesso e sonno disturbato, insorgenza di disturbi alimentari.
Quante ore giornaliere passiamo davanti al cellulare?
Puliamo il nostro quotidiano “ROT BRAIN”. Viviamo.
Noi siamo il risultato di ciò che entra dentro di noi. Sta a noi decidere ciò che entra in noi.