Ogni giorno siamo colpiti da un sovraccarico sensoriale e cognitivo. Noi siamo il risultato delle stimolazioni culturali, sensoriali, alimentari che entrano dentro di noi. Abbiamo ogni giorno un sovraccarico di informazioni che non ha precedenti nella storia umana. L’università della California calcola che l’individuo medio e’ esposto a 34 gigabyte di contenuti ogni giorno. E a un diluvio di oltre centomila parole.
La mente umana può elaborare un massimo di 120 bit di informazione al secondo. Non è poco, ma una normale conversazione da sola consuma circa un terzo di questa potenza di elaborazione. Che succede a tutto il resto dell’informazione, e a noi? Più informazioni arrivano ed entrano in noi e più cade l’attenzione, con possibile riduzione della memoria breve. Non si ha il tempo per la formazione della memoria. Non si perde la memoria. Non si forma. Lo sapete.
Esiste un limite di scrittura in una piattaforma. In LinkedIn sono 3000 caratteri. In Instagram ancora meno. Su Facebook non ci sono questi limiti. In rete comunque domina la progressiva riduzione della lunghezza della maggior parte dei contenuti. E’ stato calcolato che la finestra temporale d’attenzione per chi sta in rete e’ 8 secondi. Dopo perdiamo attenzione. Così la comunicazione e’ sopratutto visiva. L’immagine domina sulla parola. Siamo al progressivo conformismo digitale.
Il sovraccarico cognitivo è generato dal trascorrere sempre più tempo on line, navigando da un sito all’altro alla ricerca di informazioni sempre più aggiornate e complete, senza riuscire a fermarsi o a diminuire l’effettivo tempo passato connessi alla rete. Sovraccarico cognitivo vuol dire che più cose abbiamo a cui stare attenti, meno riusciamo a prestare attenzione. Più cose abbiamo di cui tenere conto, più cerchiamo scappatoie che ci mettano al riparo dall’intollerabile fatica di dover prendere in considerazione troppi elementi con troppe variabili.
Si arrivera’ sempre di più a delegare all’intelligenza artificiale la gestione del quotidiano sovraccarico sensoriale e cognitivo. Essere di continuo interconnessi con il cellulare contribuisce all’overload. In questo scenario il corpo anatomico, fisico sparisce emarginato, sostituito dalla immagine corporea che e’ la elaborazione mentale del nostro schema corporeo. Può scattare la crisi della identità corporea, il senso della non adeguatezza estetica e funzionale.
Il sovraccarico sensoriale e cognitivo può sfociare nei disturbi del comportamento alimentare. Non c’è tempo per mangiare, per preparare il cibo, si va di corsa al supermercato e si sceglie prodotti alimentari addizionati di additivi alimentari perché vogliamo provare rapide e intense stimolazioni sensoriali. La scarsa attenzione al corpo fisico porta alla malattia.
Fermi. Chiudiamo gli occhi. Pensiamo.