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domenica, Marzo 31, 2024
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Deriva Halloween: cui prodest?

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Una riflessione è d’obbligo all’indomani di una notte dove ne abbiamo viste di tutte.

Da metà pomeriggio, allorquando la luce solare ha iniziato ad essere vinta dalle tenebre, ha avuto avvio un disdicevole rito collettivo che ha coinvolto piccini e grandi.
Se l’innocenza dei più piccolini si è limitata al travestimento e poco più, quello dell’altra fascia giovanile, invece, è stata la manifestazione provata di una deriva collettiva che ha evidenziato i pesanti limiti di una società che ha abilmente camuffati come divertimento.

Ci hanno segnalato che nel centro città numerose “bande” di adolescenti ed alcuni anche più cresciutelli non solo in altezza hanno ripetutamente preso d’assalto, con l’alibi del dolcetto scherzetto, attività commerciali tanto che, alcune di queste, hanno dovuto mettere all’ingresso del personale per distribuire caramelle e contenere in questo modo le irruzioni, decisamente fastidiose, per chi sta esercitando il proprio mestiere.

Altrettanto inqualificabile l’orda mascherata e chiassosa che si è riversata nelle strade e che si è anche distinta per lo sparo di petardi così come tutte quelle madri, che hanno scortato i figli, se ne son contati ben otto gruppi di sette/otto ragazzi, che hanno battuto palmo palmo le strade della Marchionna e non solo.

Vergognoso poi l’aggressione, dopo la mezzanotte, ai danni di una giovane minorenne in via Newton ed il coma etilico di un minorenne a Terranuova Bracciolini rinvenuto privo di sensi davanti ad un locale pubblico dopo le 2,00.

Insomma, fin qui la sintetica cronaca di una notte che alcuni archiviano come senza eccessi, ma che, invece, dovrebbe far riflettere e non essere accantonata con un sospiro di sollievo.

Abbiamo iniziato questo nostro ragionamento usando il termine deriva collettiva perché questo è, per buona pace di tutti, visto che è più comodo e meno impegnativo soggiacere alle logiche consumistiche, e non è luogo comune, piuttosto che impegnarsi a far ritrovare la vera essenza delle cose.

L’esercizio del delegare in ogni settore ha prodotto una società di acefali e questa festa, che non appartiene alla nostra cultura, ne è un esempio.

Non vogliamo fare i bacchettoni, ma sarebbe opportuno che ci ricordassimo le nostre origini giudaiche/cristiane e che la luce vince le tenebre e non il contrario; dietro questa festa, apparentemente goliardica, si cela invece una pesante negatività non solo consumistica dove la Chiesa tace mentre bambini, genitori, scuole sono intenti a festeggiare la ricorrenza che è la festa degli adoratori del demonio.
Il 31 ottobre è diventato un giorno di tributo a Satana, il capodanno dei satanisti.
Nella lingua di costoro, Halloween vuol significare “sia gloria a satana” e la frase dolcetto o scherzetto tradotto vuol significare “dammi qualcosa o ti faccio una fattura”.

Nessuno più ricorda che il 31 precede due feste fondamentali per noi cristiani: la festa di tutti Santi e la commemorazione dei defunti e ci piacerebbe anche che i nostri giovani capissero che siamo proiettati verso un mondo di luce e non di tenebre così come la realtà dei santi, uomini e donne che senza rumore hanno avuto vite edificanti piene di gioia e luce.
Oggi invece siamo sempre prigionieri di un mondo che insegue con grande frenesia le mode ed il consumismo, ecco sarebbe opportuno che ci adoperassimo a ricuperare la ragione e non a farci ammaliare dai vampiri e dalle streghe.

3 Commenti

  1. In questa sfortunata e sciagurata città, alle orge collettive siamo pure abituati due volte ogni anno, giorni e giorni con la scusa del Saracino. “La società è responsabile delle tenebre che produce”.

  2. Acefalo sarai tu, che apparentemente ignori come le culture si sovrappongano e si influenzino da sempre.
    Giustissimo stigmatizzare le manifestazione di “inurbità” ed evidenziare le derive consumistiche, ma condannare Halloween come festa degli adoratori del demonio è una minchiata clamorosa.

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La Vespa
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Dotata di due formidabili antenne capta, nel territorio urbico locale, tutto quanto c'è di anomalo e, a suo insindacabile giudizio, usa il velenoso pungiglione per raccontare e denunciare. Mimetica e veloce vola di qua e di là, da un abuso ad uno sperpero; da un incarico in odore di favore ad un finanziamento dato per l'acquisto dei bigodini della nonna.

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