I numeri quotidiani nazionali non sono buoni, inutile negarlo. I grandi esperti avevano previsto il picco per il 28 marzo, poi per i primi di aprile e in qualche modo cercano di farci credere che ora abbiamo imboccato la discesa.
Ma non abbiamo bisogno di tirare i freni per evitare i pericoli; casomai c’è ancora da pedalare.
E’ chiaro che il governo non sa che pesci prendere e aspetta la reale diminuzione dei dati per permettere un po’ di riaperture; ma i cittadini, visti i risultati quotidiani, cominciano a essere sfiduciati e sono in ebollizione.
Primi fra tutti coloro che non lavorando non percepiscono introiti, come ristoratori, albergatori e tutti coloro che sono legati al turismo e che con il turismo e l’abbigliamento vivono.
Abbiamo sperato a lungo che Arezzo diventasse una città turistica, oltre che dell’oro, e ora che avevamo preso un po’ di abbrivio, siamo stati stroncati in salita.
Arezzo nella situazione generale è un’isola felice, non si capisce bene se per merito o fortuna, ma questo conta poco.
Certo, cominciamo a stancarci anche noi, che non vediamo una vera uscita dal tunnel, ma c’è poco da lamentarsi perché la colpa probabilmente non è di nessuno…
PS: Ma i commenti della fidanzata del sindaco con tanto di cuoricini durante le sue dirette elettorali da Palazzo Cavallo?
Se i “cuoricini” son veri, è probabile che, ancora una volta, la fortuna sia in vantaggio sul merito. Anche perché il merito non viene a caso, come la Fortuna (con la maiuscola, se lo merita); e di merito, gli aretini, non sempre riescono a crearsene sufficientemente e obiettivamente. L’espressa opinione di alcuni di loro – botoli senza dubbio – nei confronti dell’arcivescovo ne sono autentica testimonianza. Molto debito con la Fortuna resta dunque, a parer mio, da parte di quest’inclita città d’Arezzo. E la Fortuna non dimentica; nessuno può dirla acquisita, come il merito, che per troppo tempo gli aretini hanno calcolato e giustificato sulla base dei loro quattrini.