L’immagine che qui vi mostriamo non fa parte del repertorio fotografico nella ricorrenza del cinquantenario dello sbarco dell’Uomo sulla Luna e non rappresenta il suolo del nostro satellite calpestato per la prima volta dai piedi di Neil Armstrong.
Raffigura, invece, molto più prosaicamente, il suolo cosparso di crateri della parte bassa iniziale di Corso Italia, che ogni giorno viene calpestato da centinaia di aretini nell’attraversamento dei Bastioni di S.Spirito, sovente accompagnato da improperi vari all’indirizzo dei nostri amministratori.
Per fortuna che ci sono le luminarie della Città del Natale a rendere, di sera, meno insidioso il cammino: tuttavia sarebbe opportuno che l’Assessore al (Conf)Commercio dirottasse verso il suo – ormai stanco, ipse dixit – collega delle Opere pubbliche e della Manutenzione una parte dei quattrini, che senza dubbio saranno stati ricavati dal crowfunding, una sistematina ad un punto nevralgico della circolazione, pedonale e veicolare, cittadina.
Se fosse ancora in vita la Ricciola, che fino a circa 50 anni fa proprio su quell’angolo aveva il suo banco di frutta e verdura, con due berci gliele darebbe lei le luminarie del Natale e pure il pan coi ciccioli !!
Oltre il triangolo Piazza Grande – San Francesco – Prato proprio non si riesce ad andare.
Del Prato poi dopo questo Natale avremo il definitivo decesso nonostante “l’eroica” (doppo) resistenza della soprintendenza.
Un aspetto che mi fa pensare – circa lo stato di salute […] degli organizzatori – è l’obbligatorietà di mettere in piedi sul Prato, cioè al vertice della città, una struttura che superi e sopravanzi tutto, che svetti oltre qualsiasi altro la storia ci abbia tramandato. O ruota, o torre, l’essenziale è dimostrare, tardi epigoni di Gustave Eiffel, che nessuno prima di noi, tra gli aretini, si è spinto così in alto. Micat in vertice…