Se passate dalle poste centrali in via Guido Monaco vedrete la formazione di un miracolo tipicamente aretino: una antica edicola esistente dal 1926 ha trasformato i giornali in soprassata, salame, formaggi e birra.
Proprio gli elementi che gli aretini leggono meglio.
C’è un formaggio che sostituisce l’Espresso mentre la Repubblica si è trasformata in burro ed acciughe.
Chi leggeva Libero (qualche disperato c’era) ora preferisce prosciutto nostrale e rutto libero (un po’ come i titoli di quel giornale).
Del resto lo avevano detto anche gli ultimi sondaggi: ad Arezzo i negozi di articoli vari e tantomeno di informazione chiudono mentre ci sono spiragli solo per i cultori della pancia, con soddisfazione di questa amministrazione che preferisce i golosi a quelli troppo informati.
Naturalmente auguriamo successo al chiosco che ha trasformato una edicola in un centro mangereccio ma restiamo convinti che quando chiude una libreria, o un centro di aggregazione culturale come la casa delle culture, quando non si favorisce l’informazione e la circolazione delle idee, una città è destinata al declino.
E i sintomi ci sono tutti.