Domenica è il giorno di Perugia–Arezzo, una partita che profuma di storia, di rivalità e di passione.
Speriamo che le autorità concedano la possibilità alla tifoseria sana aretina di assistere a questo evento, lasciando da parte gli antichi attriti tra le due città.
Già nel lontano XI secolo, Perugia tentò di mettere le mani su Castiglion d’Arezzo (l’attuale Castiglion Fiorentino), scendendo in Val di Chio dalla Valtiberina. Gli aretini risposero da veri guerrieri, conquistando Castiglion del Lago e costringendo i grifoni a un accordo: restituzione della rocca, ma stop alle mire sui territori aretini.
Per oltre un secolo ci fu calma piatta, finché i tempi dei Tarlati e dei condottieri Buonconte di Montefeltro e Pier Saccone non riaccesero le fiamme.
Quando poi, nel 1335, i papalini provarono a conquistare Arezzo, trovarono una resistenza eroica: la città e la fortezza del Pionta tennero duro per due mesi, finché gli assedianti dovettero ritirarsi. E, in segno di sberleffo, fecero sfilare le “donne di compagnia” al seguito dell’esercito in abiti succinti — forse per nascondere la vergogna della sconfitta!
E secoli dopo, nel 1799, furono ancora i perugini a trovarsi di fronte agli aretini: stavolta al fianco delle truppe napoleoniche. Ma a Vitiano, poco prima di Querciolo, le forze di Arezzo li misero in fuga, dando vita all’insurrezione del “Viva Maria”, che si diffuse poi in tutta Italia.
Insomma, la storia parla chiaro: Arezzo non si piega mai.
E oggi come allora, vogliamo solo una cosa: essere presenti, tifare, sostenere la nostra squadra con passione e rispetto.
“Chi non salta perugino è!” — sì, ci sono stati tempi duri, anche scaramucce e botte da orbi a Ferro di Cavallo, ma io che sono “anzianotto” ricordo il vecchio Sant’Elena, le trasferte senza biglietti nominativi e senza tessere da tifoso… solo la fede amaranto e la voce!
Allora, FATECI ANDARE!
Perché la storia la scriviamo noi, sugli spalti, ogni domenica.









