“Senese ghibellino di m… a”
Secondo le cronache, nel 1425 Bernardino da Siena — allora ancora lontano dalla canonizzazione — predicò ad Arezzo contro il culto delle acque miracolose, tradizione molto diffusa e radicata fin dall’epoca etrusca e romana. La sua predicazione accese non poco gli animi: si racconta infatti che alcuni aretini, fra cui il nonno di Luigino Bacci, tutore di Pietro Aretino e amante di sua madre Margherita, lo contestarono vivacemente, arrivando persino a scacciarlo.
Il contrasto nasceva dal fatto che Arezzo era da secoli circondata da sorgenti considerate miracolose e curative: Bagnoro, Bagnaia, Montione e soprattutto la celebre fonte Tecna, le cui origini si perdono nella memoria più antica. Questa sorgeva alle pendici del colle di Pitigliano, oggi Santa Maria, dove più tardi venne edificata la chiesa rinascimentale con il portico di Bernardino da Maiano (1490). In quell’area, in epoca romana, esisteva anche un tempio dedicato ad Apollo.
Bernardino, nato a Massa Marittima da una famiglia nobile senese, gli Albizzeschi, e frate francescano dell’Ordine dei Minori, combatteva in ogni città pratiche e tradizioni che riteneva superstiziose, legate a culti pagani. Per questa sua radicalità fu persino processato per eresia, ma assolto: ne uscì con ancora maggiore autorità.
Nel 1428, dopo altre prediche ad Arezzo, partì dal “Duomo vecchio” accompagnato da una moltitudine di fedeli e si recò alla fonte miracolosa. Deciso a dimostrarne la semplice natura naturale, fece scavare per nove giorni consecutivi nel tentativo di rintracciare la sorgente. Ma l’acqua non si lasciò trovare. Bernardino, affranto e probabilmente turbato, fece ricoprire lo scavo e vi eresse una croce.
Pochi anni più tardi, nel 1435, iniziarono i lavori per la costruzione della chiesa di Santa Maria delle Grazie, completata nel 1444.
(Nota: Bernardino venne apostrofato come “senese ghibellino” a motivo delle tensioni politiche del tempo: Arezzo, infatti, era stata ceduta da Enguerrand de Coucy ai guelfi fiorentini. Quanto al resto, le cronache riportano davvero che agli aretini non mancò di lanciargli sassi!)




