All’esame di Economia Politica – facoltà di Giurisprudenza – Luigi Spaventa mi assegnò 28. Disse che, pur meritando un 30, essendo il mio primo esame non voleva sbilanciarsi. Un atteggiamento diverso da quello che avrebbe adottato circa vent’anni dopo, quando si oppose con fermezza allo SME, il Sistema Monetario Europeo, noto anche come “serpentone”. Ve lo racconto solo per dire che qualcosa, all’epoca, la sapevo. Ma stiamo parlando di quasi sessant’anni fa…!
I cosiddetti “dazi trumpiani” rappresentano – a mio parere – o una delle più grandi bufale economiche del XXI secolo, oppure un’abile mossa propagandistica per giustificare politiche economiche mirate a rafforzare un sovranismo personale. In alternativa, potrebbero persino essere una genialata fuori da ogni schema economico-politico tradizionale, pensata per trasferire i problemi finanziari interni dal settore privato a un piano di trattativa internazionale.
È vero: stampare moneta comporta un deprezzamento della valuta. Tuttavia, se si chiudono – o almeno si regolano – le falle del sistema economico nazionale, si potrebbe innescare una nuova vitalità produttiva interna, generando lavoro e rispondendo ai bisogni reali del Paese.
D’altra parte, emettere nuovi titoli di debito pubblico per pagare gli interessi di quelli precedenti equivale, di fatto, a stampare moneta. Ma noi, oggi, questo non possiamo più farlo.


