Le cabine telefoniche non erano solo luoghi.
Erano confessionali pubblici con la porta a soffietto.
Si entrava con le tasche piene di gettoni e la testa piena di frasi da dire in tre minuti contati.
Ti proteggevano dalla pioggia, ma non dalle emozioni.
Dentro si tremava più per l’attesa del “pronto?” che per il freddo.
E se cadeva la linea… tragedia greca.
Oggi con un tap chiami chiunque, ovunque. Ma non dici più nulla.
Le parole si sono asciugate. Il cuore si è messo in modalità aereo.
E tu, ce l’avevi un numero scritto su un pezzo di carta spiegazzato nel portafoglio?