Nello e Pia un’altra storia
Quando le milizie della Repubblica Senese occuparono e sottomisero le proprietà dei Pannocchieschi, Prata e Pietra, nel 1262, e lasciarono un presidio militare per controllare la zona della Maremma, presero in ostaggio Nello, figlio di Gherardo dei Pannocchieschi di Pietra, e lo portarono a Siena, dove era ancora molto piccolo. Entrambi i fratelli, Bertoldo e Gherardo, pur avendo giurato fedeltà al nuovo potere guelfo (voltagabbana, dopo solo dieci anni da Montaperti), non poterono riavere le loro proprietà. Tuttavia, nel 1272, durante una visita al giovane figlio, Gherardo fu ucciso da un gruppo di ghibellini in Piazza del Campo, provenienti da Roccastrada e Civitella Marittima. La difesa della famiglia e la non partecipazione del fratello Bertoldo a questo manipolo anti-guelfo permisero ai Pannocchieschi di rientrare in possesso delle loro proprietà. Bertoldo confinò i tre figli di Gherardo al Castello di Pietra, mentre si tenne per sé le miniere d’argento e la rocca di Prata.Continua a leggere
Il giovane Nello, mentre si trovava sotto la protezione della famiglia Salimbeni, anch’essa precedentemente ghibellina, ma che, con il convincimento e l’apporto dei Malavolti, era passata dalla parte guelfa, frequentava i Malavolti. In quel contesto, nacque una passione tra Nello e Pia, figlia di Ranuccio. Fu proprio Nello che, trasferitosi a Pietra, riuscì a combinare il matrimonio dello zio Bertoldo con Pia, cerimonia che si svolse nella Cattedrale di Siena nel 1282. Nello mise incinta Pia due volte durante le sue visite a Prata, ma, non potendo stare lontano da lei, decise di uccidere lo zio e impossessarsi delle miniere. Tuttavia, per farlo, dovette anche far sparire Pia e le loro due figlie, che furono nascoste dal vicario imperiale Prencisvalle. Così Nello riuscì a sposare la sua amante, Margherita Aldobrandeschi, ampliando le sue proprietà che si estendevano da Volterra fino alla Maremma Amiantina. Partecipò all’assedio di Arezzo nel 1288, ma fuggì con i suoi cavalieri di fronte a Buonconte.
È tutta una leggenda o realtà? Quanto sopra è estrapolato dagli stornelli maremmani dell’epoca e non dai documenti dell’Accademia degli Intronati, né dai libri del Consiglio della Campana o dalla Biccherna, tesoreria di stato senese. In conclusione: “Non fidatevi degli omertosi voltagabbana senesi e maremmani, e nemmeno di quello che scrivo!!”.
Il voltagabbana dei senesi nel Medioevo
Dalla battaglia di Montaperti, 4 settembre 1260, una Siena ghibellina in meno di vent’anni diventa guelfa! Il potere della Chiesa di Roma porta alla disgregazione dell’intera Europa e dell’Italia, oltre all’isolamento di Arezzo, unico baluardo in prospettiva europea. La famiglia Salimbeni, proprietaria della Rocca omonima (oggi sede del Monte dei Paschi di Siena) e di molti possedimenti terrieri, inizialmente ghibellina, si trovò limitata nel controllo del suo contado dalla funzione politica e di potere del clero nei suoi possedimenti, sotto l’influenza del vescovado senese. Continua a leggere
Appoggiandosi alla famiglia Malavolti del Poggio omonimo a Siena (Contrada dell’Istrice), i Salimbeni riuscirono non solo a mantenere il controllo sul proprio contado, ma anche a espandere le proprie proprietà, diventando filo-guelfi. I Malavolti, guelfi, erano in concorrenza con i Tolomei e in contrasto con i Piccolomini. Questo spiega, in parte, la presenza di 17 contrade al Palio! Mentre i Salimbeni e i Malavolti rimasero stanziali nel territorio senese, i Tolomei e i Piccolomini, nei loro rami principali, si trasferirono a Roma, dove acquisirono potere e ricchezza come papi e cardinali.