Nel centrodestra aretino c’è Ghinelli che si candida a sindaco per il secondo mandato, però solo se non lo candidano a presidente di Regione.
E’ lì che freme come fosse un ragazzino all’esame di stato.
“Sono disponibile a tutto”, dice in giro, e così facendo crea una lista di possibili suoi successori pronti a correre per Palazzo Cavallo, anche se fanno finta di no.
C’è l’attuale vice Gamurrini, che dice di voler lasciare la politica, ma si muove per avere una lista civica che possa garantirgli il rilancio in caso di “bisogno”;
c’è poi Lucia Tanti, che nel caso Ghinelli fosse candidato in regione non si accontenterebbe più di fare l’assessore forte, ma vorrebbe andare in prima linea (anche se fa parte della squadra di Toti e a Forza Italia sta sul gozzo…).
Sul campo opposto c’è invece Ceccarelli che adotta un’altra tattica, quella di stare zitto o negarsi.
Figlio della vecchia politica, sa bene che per certe candidature ci si brucia facilmente, così si nega, ma lascia capire che ancora nel centrosinistra non si è deciso se passare dalle primarie per la candidatura a presidente della regione.
Eh sì, perché Giani è candidato dal PD, ma non sembra piacere granché agli altri componenti della coalizione (2020 in primis) e non è quindi escluso un passaggio preliminare per le urne fai da te.
Se così fosse, Ceccarelli sarebbe della partita con buone chance di poter mettere quasi tutti d’accordo… e ad Arezzo?
Per ora, come detto, Vincenzo si nega e allora si fanno molte ipotesi, tra cui quella di Caremani e di Ralli; ma forse la più pesante potrebbe essere quella di Giuseppe Macrì, già assessore alla cultura di Fanfani…
Vedremo come andrà a finire, ma di certo non sarebbe il massimo avere un sindaco che già in partenza lo fosse per ripiego…
Un sindaco “per ripiego” è destino quasi certo di una città ripiegata su se stessa.
Se non si hanno dei buoni cavalli si corre con i ronzini o anche con i ciuchi. Il livello dei probabili candidati è di assoluta mediocrità complessiva.