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sabato, Marzo 30, 2024
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Dieci personaggi da ibernare

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Anzi nove, perché Berlusconi c’ha già pensato da sé, s’è mummificato

Di quei nove che restano, due sono gli ultimi sindaci di Arezzo: perché solo noi e non anche gli aretini dei prossimi cent’anni non dovrebbero avere il diritto di passare le serate ad ascoltare il nipote di Amintore che fa le Lecture Dantis?
Godiamocelo ancora per una ventina d’anni e poi iberniamolo perché possano goderne anche gli aretini del 22esimo secolo.

E poi il Ghinelli: anche lui tra una ventina d’anni bisogna ibernarlo: se no, chi ci pensa a festeggiare il settecentesimo anniversario di Piero della Francesca?
Passiamo al terzo, l’uomo di Rignano: se non lo iberniamo nel caso che perda il referendum, chi ci pensa tra cent’anni a cambiare la Costituzione e a far credere alla gente che si taglieranno gli stipendi ai deputati?
Prima che diventi ancora più nervosa, la figliola del Boschi va invece ibernata subito: se no chi la farà tra cent’anni la Madonna al presepe vivente di Laterina?
Un altro da mettere subito in ghiaccio, è il presidente dell’Anas.
Tra cent’anni si scioglie e gli si fa inaugurare la Due Mari.

Una ibernatina di poca durata, si potrebbe fare alla Tanti.
Tra pochi anni si scioglie e ospitarla ci penseranno gli immigrati. C
hi non c’è bisogno di ibernare neanche per poco sono invece le donnine della notte: con questo freddo sono così congelate che a San Zeno ce li ritrovi anche tra duecent’anni.

Ibernare il Chico dell’Aurora e del Pd sarebbe sprecare soldi e lavoro: tanto lui all’Aurora ci sarà anche nel 23esimo secolo, e il Pd sarà a capo della destra europea.
A mettere sotto ghiaccio il Minestrina, bisognava pensarci prima: ormai ha riscritto un libro per dimagrire.
E così tutti gli obesi tocca continuare a vederli in questi dieci anni.
Mica si possono bruciare i libri.

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Campano a martello
Campano a martello
Niente paura: il campano di Palazzo Cavallo ha suonato a martello una volta sola, e per sbaglio. Successe il 16 luglio 1944 quando per festeggiare la liberazione di Arezzo, chi salì sulla torre, era troppo felice per pensare ai significati dei rintocchi. Bastava che il campano tornasse a suonare. Anche ora il campano vuol suonare come quel giorno di festa: agli aretini di allora bastò che suonasse, non importa se a martello, per sentirsi finalmente liberi. Perché non dovrebbe bastare anche agli aretini di oggi che suoni a martello anche per sbaglio, purchè risvegli la città dal sonno e festeggi una nuova conquista di libertà?

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