“C’è chi sogna un mondo senza denaro, libero dal potere dei mercati e dalla logica del profitto.
Giovanni Iannotti lo chiama “atto criminale di pochi contro i molti”:
un sistema che ha trasformato la natura in merce e la vita in bilancio.
Un’utopia, sì, ma non priva di verità.
Perché è vero:
il denaro ha rubato spazio all’anima.
È diventato misura di ogni cosa, anche dell’amore, della dignità, del tempo.
Ma abolirlo del tutto non è possibile.
Il denaro non è solo avidità, è anche pane, lavoro, sopravvivenza. Se tutti smettessimo di comprare, come provo io stessa a fare a settant’anni da tempo, il panettiere non porterebbe più il pane a casa, il parrucchiere chiuderebbe, e così via, e intere famiglie resterebbero senza sostegno.
Il punto allora non è distruggere il sistema, ma rimetterlo al suo posto.
Il denaro deve tornare ad essere un mezzo, non un idolo.
Un ponte, non un trono.
Possiamo scegliere di comprare meno, ma meglio; di sostenere chi lavora con amore, chi rispetta la materia, chi non sfrutta né persone né animali.
Possiamo imparare la sobrietà felice, quella che libera senza distruggere.
Forse non ci libereremo mai dal denaro, ma possiamo liberarci dalla sua tirannia.
Possiamo costruire piccole economie del cuore, dove il valore nasce dal gesto, non dal guadagno.
Dove il lavoro torna ad avere un senso, e la vita un ritmo umano.
Anche dentro una grande città, ogni rione può diventare un piccolo paese: una rete di mani che si aiutano:
Io ti accompagno i bambini a scuola, tu mi sistemi l’orlo della gonna.
Piccoli scambi, gesti di gentilezza, la vera ricchezza che non ha prezzo.
Una banca del tempo!
Così si ricomincia:
non distruggendo il mondo, ma ricucendolo insieme.”
S.S.C.


