Se fossimo cinici, potremmo dire che il Carnevale dell’Orciolaia sta vivendo i suoi ultimi giorni, boicottato da un’amministrazione che sembra più interessata a cancellare tradizioni che a valorizzarle. Ma siccome non vogliamo pensare male, ci limitiamo a constatare i fatti: un evento che resiste da quasi 60 anni viene ogni anno ostacolato, posticipato, ridimensionato.
Quest’anno la scusa è la viabilità. Il mercato delle pulci cade nella stessa data, e quindi il Carnevale viene rinviato. Non sia mai che due eventi possano coesistere e rendere la città viva! Avevano pensato a Parco Ducci come alternativa, ma anche lì non va bene: i coriandoli, seppur ecologici, restano tra l’erba.
Non bastasse, il Carnevale avrebbe dovuto svolgersi per tre domeniche, il 16 e il 23 febbraio e il 2 marzo, ma quest’ultima data era stata inizialmente eliminata perché – udite udite – tre domeniche erano troppe per l’area. Come se il divertimento avesse un limite massimo da non superare. Tuttavia, dopo la soppressione della data del 16 febbraio, il 2 marzo è stato ripristinato, un cambio di programma che non fa altro che evidenziare l’incertezza e la poca considerazione riservata a questa manifestazione.
Marconi, l’organizzatore, è ormai allo stremo. Ogni anno si trova a dover combattere per ottenere i permessi, a lottare per tenere in vita un evento che dovrebbe essere un vanto cittadino e che invece viene trattato come un fastidio da eliminare. E allora viene da chiedersi: si vuole davvero salvare il Carnevale o lo si sta accompagnando lentamente alla sua morte, lasciandolo morire di burocrazia e disinteresse?
Una città che rinuncia alle sue tradizioni è una città senza anima. E Arezzo, purtroppo, sembra aver deciso di svuotarsi della sua.
Piero della Francesca, Andrea e Luca Della Robbia, Giorgio Vasari; Guido Monaco, Francesco Petrarca, si stanno rivoltando nella tomba perchè ciò che rappresenta Arezzo sono le salsicce tedesche o i brezel