C’è un filo conduttore che unisce la centralissima piazzetta sopra i Ponti, Policiano, Rigutino e l’intera geografia del Comune di Arezzo: il degrado, la sporcizia e la sublime arte del menefreghismo. Dalla pagina Facebook del “Club dei Preoccupati Arezzo“, arriva l’ennesima segnalazione che, se non fosse tragicamente vera, potrebbe essere il trailer di una commedia grottesca ambientata in Toscana.
Franco, impavido reporter armato di fotocamera e sdegno, ci guida in un viaggio nel cuore di una città che si proclama “a vocazione turistica” ma che, evidentemente, confonde il turismo con il safari urbano. Sì, perché attraversare certi angoli di Arezzo richiede lo stesso coraggio di un esploratore: pavimentazioni sconnesse che mettono alla prova le caviglie più allenate, muri scalcinati adornati con scritte oscene (e bestemmie incluse, per non farci mancare nulla), e guano di piccione che dona un tocco esotico all’arredo urbano.
L’indagine partita da una piazzetta che, nonostante la vicinanza ai Portici e a Corso Italia, sembra appartenere a un universo parallelo.
Ad Arezzo la parola d’ordine è “abbandono”: tombini intasati e buche che si mimetizzano talmente bene nell’asfalto da sembrare opere d’arte moderna. Ma non disperate, perché le autorità sono all’opera! Certo, con la rapidità di un bradipo che ha appena finito un pranzo di 5 portate.
Se qualcuno sperava che la periferia offrisse un’alternativa più dignitosa, è meglio che si prepari alla delusione. Policiano e Rigutino si uniscono al coro del dissenso, segnalando condizioni che renderebbero invidia persino a un quartiere abbandonato della Londra vittoriana. In tutto questo, i cittadini si chiedono: ma davvero nessuno vede? Oppure, peggio ancora, nessuno si interessa?
La situazione è così paradossale che un commentatore dell’Ortica ha coniato un nuovo alias per Arezzo: da città del Natale a “città del Pitale”. Un titolo che, se non altro, ha il pregio di sintetizzare con cruda ironia l’inesauribile creatività del nostro arredo urbano. L’igiene pubblica? Un optional. L’immagine della città? Slogan vuoti stampati su brochure.
Arezzo, ti amiamo lo stesso, ma così non ci aiuti. Se vogliamo essere una città turistica, è tempo di fare qualcosa di più che accendere luminarie e mercatini natalizi. Forse, invece di inseguire la gloria di una “vocazione turistica”, dovremmo prima concentrarci sull’essenziale: strade sicure, pulizia e decoro.
Perché va bene il romanticismo delle pietre antiche, ma quando a farci da guida turistica sono i piccioni, la vocazione turistica finisce… nel Pitale.
E’ nella manutenzione anche delle piccole cose che si vede l’interesse per la città e la sua vivibilità, tolto lo spicchio d’oro S.Francesco – Piazza Grande – Prato, da Piazza San Michele fino a Rigutino l’incuria prevale così come il disinteresse al limite dello sprezzante per i cittadini, tanto è vero che nonostante il record di lamentele la città del Pitale sarà addirittura prolungata.
Città del Pitale che sta fagocitando tutto il resto (che ne è stato dei saldi?) a vantaggio di attività che non sono proprio in cima alla lista in quanto a tasse e stipendi pagati.
Molti se lo ricorderanno alle prossime elezioni ma se sia per la maggioranza uscente che per l’opposizione la scelta dei candidati sarà conf-selezionata la vedo buia.
Siamo sicuri che tra qualche anno i turisti vorranno venire a visitare ristolandia oltretutto sempre più sciatta e sporca la cui bellezza e tranquillità di borgo medievale toscano sarà soltento un ricordo?
Un’amministrazione che non ascolta i cittadini, che si pavoneggia denigrando pubblicamente la parte politica antagonista aggratis, che sacrifica vivibilità, diritti e bisogni di chi abita luoghi trasformati in parco giochi per turisti, dai quali guadagnano pochi e selezionati “compari”, è da deporre e non votare mai più.
La paura di molti, anche la mia, è che questo giochino della Città del natale lo manterrebbero pure quelli di sinistra (!!!), i quali non hanno mai preso le distanze da questa cosa, credo, anche se non ne sono sicuro, pure loro in balia del confpotere, che ormai è la vera mente decisionale di Arezzo.
Ci attendono tempi bui, disagi, mentre la città sprofonda in un degrado senza fine, a cui nessuno mette mano.
Intanto qualcuno conta i soldi e brinda coi tirolesi.