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Dimmi come mangi e ti dirò chi sei : la psicologia della voracità

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Mangiare cibo in grande quantità nel più breve tempo possibile è un comportamento alimentare sempre più diffuso.

Chi mangia in modo vorace finisce per assumere più cibo perché non permette alla colecistochinina di svolgere la sua attività; preferisce la sensazione della pienezza gastrica alle stimolazioni sensoriali gustative e olfattive. In una parola: non sa mangiare e non prova neppure piacere.

Il risultato?
Un netto aumento di peso corporeo, comparsa di reflusso gastro-esofageo ed ernia iatale, gas ed eruttazioni post prandiali, disturbi gastrici e intestinali.
Chi mangia vorace è succube di farmaci, anti acidi e altri preparati.
Purtroppo un numero sempre più alto di persone di ogni età è colpito dalla voracità.
Ma perché si finisce per voler mangiare tutto e subito?
Ragioniamo: mangiare in modo veloce significa avere un comportamento infantile con il cibo.

Il bambino non mastica perché non ha i denti, inghiotte!

Il vorace esprime ansia e incapacità di contenere e guidare la propria mano che porta il cibo dal piatto alla bocca.

Immaginate di essere nella cavità gastrica e di vedere arrivare dall’esofago nello stomaco cibo solido, liquido, cotto e crudo, caldo e freddo con volumi diversi, per lo più grandi perché il cibo non è stato masticato, come succede in chi mangia con voracità.
Se mettessimo una telecamera nello stomaco potremmo vedere l’arrivo di tutte le parti alimentari che abbiano ingurgitato. Potremmo vedere la poltiglia disordinata dei vari cibi all’interno della cavità gastrica.
Arriva il pane, la carne, la verdura, il vino, l’acqua, i dolci e tutto quanto mangiato in un pasto.

Una volta che il cibo entra nello stomaco, questo comincia a contrarsi al fine di ridurre tutto il cibo ingerito in piccole porzioni di 1-3 mm, rendendo omogeneo il tutto.
Ma se una persona vorace ingerisce una porzione di 3 cm di carne o verdura o pasta o pane obbliga il suo stomaco a contrazioni continue, forti e prolungate per ridurre le dimensioni alimentari da 3 cm a 1-3 mm.

Il tempo in cui il cibo ingerito resta all’interno della cavità gastrica si chiama digestione gastrica.

Ogni alimento ha il suo tempo di permanenza all’interno dello stomaco: il riso e altri cereali come chicchi integrali cotti, per esempio, restano nello stomaco circa un’ora; la pastasciutta circa tre ore; il tonno sott’olio circa sei ore.
Conseguenze: senso di pienezza, di gonfiore sopra l’ombelico dopo il pasto, reflusso gastro-esofageo, gas con eruttazioni, gastriti, ulcere… Un altro regalo della voracità è il sonno profondo, in particolare la sera dopo la cena.
Come mangiare?
Lo stomaco desidera ricevere cibo liquido (minestre, passati di verdure, creme vegetali, minestroni…centrifugati…latti vegetali…), caldo, crudo finemente tritato, sminuzzato ridotto in piccole porzioni e soprattutto ben masticato!
Come fanno i giapponesi!
Queste buone abitudini alimentari agevolano le contrazioni gastriche e riducono nettamente il tempo di permanenza del cibo nella cavità gastrica.
Consigli pratici:
• Sminuzzare il cibo prima di ingerirlo al fine di ridurre il tempo di permanenza degli alimenti all’interno dello stomaco.
• Rendersi conto che si sta mangiando e che il cibo assunto dovrà percorrere l’intero tubo intestinale lungo 9-10 metri!
• Dedicare tempo al cibo per provare piacere gustativo e olfattivo.
• Esaltare i piatti con odori e sapori per provare il piacere sensoriale nel mangiare.
• Ridurre cibi solidi e mangiare piatti che contengono alimenti liquidi come zuppe, minestre, passati di verdura, che stimolano una rapida sazietà e non restano troppo a lungo nella cavità gastrica.
• Diminuire i cibi con dosi elevate di grassi (formaggi a pasta dura, salumi, panna, dolci a cucchiaio…) perché causano un allungamento del tempo di permanenza del cibo all’interno dello stomaco, favorendo il reflusso gastro-esofageo.
Buona giornata in salute.

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Dott. Pierluigi Rossi
Dott. Pierluigi Rossi
Laureato in Medicina Chirurgia è Specialista in Scienza della Alimentazione, Specialista in Igiene e Medicina Preventiva. E’ stato Primario presso la ASL di Arezzo, Servizio Sanitario della Toscana, per 22 anni, Direttore della U.O. Direzione Sanitaria della stessa ASL, dove ha creato e diretto Ambulatorio di Nutrizione Clinica. Docente dal 1995 al 2009 di Scienza della Alimentazione presso la Università degli Studi di Siena. Docente (a.c.) presso la Università degli Studi di Bologna. E’ autore di un considerevole numero di ricerche scientifiche pubblicate in riviste italiane ed internazionali. Autore di libri. Ha fondato la Scuola di Alimentazione Consapevole, dirige e insegna in Master e Corsi di Nutrizione Clinica a medici, biologi, farmacisti e personale sanitario in molte città italiane e all’estero. Ha elaborato il Metodo Molecolare (Dieta Molecolare) che supera il calcolo giornaliero delle Calorie, considerato un artefatto scientifico perché il corpo umano utilizza per il suo lavoro metabolico solo energia chimica (ATP) e non certo il calore.

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