Nel discorso pronunziato in Consiglio Comunale sull’affare Arezzo Multiservizi, preventivamente concordato con i propri legali, il Sindaco Ghinelli, parlando in latino, si premura di ricordarci uno dei principi fondamentali del diritto penale, quello della materialità del reato, richiamando al riguardo l’art. 25 della Costituzione
(‘nullum crimen, nulla poena sine actione’= nessuno può essere punito per un fatto che non risulti essere significativamente offensivo di beni e valori),
citando, altresì, il giurista latino Ulpiano (‘cogitationis poenam nemo patitur’ = nessuno può subire una pena per i suoi pensieri),
il filosofo francese Montesquieu (‘Le parole non costituiscono un corpo del reato, esse non restano che nel campo delle idee’)
ed, infine, ammonendo le opposizioni ” …a non perdere di vista questo principio cardine della civiltà moderna, patrimonio di tutti noi ed a tutela di noi tutti, oggi mia, domani vostra. Oggi tocca al sottoscritto essere chiamato a rispondere in questa sede non di fatti ma di chiacchiere, ma domani potreste essere voi vittime di attacchi dissennati totalmente disancorati da un qualsiasi fatto da voi compiuto.
E attenzione che non solo la liceità, ma anche l’eticità della condotta di un politico, come di qualunque persona, non va misurata sulle parole, ma sui fatti.
Men che meno può essere valutata su chiacchiere in libertà fraudolentemente captate, volte unicamente a rincuorare una persona in difficoltà ”
(nds: il Consigliere Comunale della maggioranza, che lo sostiene, Bardelli Breda).
Prendiamo atto con sollievo che il Sindaco, nel fare sfoggio di cultura giuridica, non ha voluto esagerare e si è astenuto dal ricordare un altro dei principi fondamentali, che regolano il diritto penale, il principio di colpevolezza ed, in particolare, il principio della personalità della responsabilità penale, espresso – tanto per restare al latino – dalla locuzione “nullum crimen, nulla poena sine culpa” (alla lettera, nessun reato, nessuna pena senza colpa).
Orbene, noi non sappiamo, se in questa vicenda ci siano o no fatti di rilevanza penale, che possano condurre ad un coinvolgimento diretto del Sindaco nell’indagine in corso per il reato di corruzione e, comunque, non spetta a noi stabilirlo.
Tuttavia, il richiamo del Sindaco all’attenzione, che si deve porre, non solo alla liceità, ma anche alla eticità della condotta di un politico, ci impone di ricordargli alcuni principi cardine, questa volta del diritto civile, anche questi espressi da locuzioni latine, quali “culpa in eligendo” e “culpa in vigilando“:
la prima si ha, per esempio, quando il datore di lavoro o il committente sbaglia a scegliere i propri dipendenti e questa sua scelta è causa di danni a terzi e, nel caso del Sig. Sindaco, la sua colpa è quella di aver scelto e nominato gli amministratori delle società a partecipazione pubblica Coingas, Arezzo Multiservizi e Arezzo Casa, non già in base alla competenza e al merito, bensì in ragione della loro appartenenza alle liste ed ai partiti, che nel 2015 lo hanno appoggiato nella corsa vincente allo scranno più alto di Palazzo Cavallo, o per la loro fedeltà al capo (purtroppo per lui, come si è visto, soltanto presunta) ;
la seconda è la colpa conseguente alla mancanza di vigilanza sulla correttezza e liceità dei comportamenti di costoro, anche se, per la verità, questa va condivisa con il suo Assessore alle Partecipate Merelli.
È’ di questi profili di responsabilità – non fossero altro che quelli conseguenti a fatti e comportamenti non propriamente etici -, che Ghinelli è chiamato a rendere conto alla comunità aretina.