La “poesia civile” come si spiega? Nel libro di testo hai come esempi brani di Pindaro, Bertolt Brecht e Vittorio Sereni. Alla P di Pindaro ti sei già annoiato. Devi davvero inventarti altro. Cosa? Di musica non sai nulla, né la ascolti tanto, ma cerca e trova alla fine ti viene fuori una lezione che parte con La guerra di Piero e Fiume Sand Creek, continua con Generale e finisce (per mancanza di tempo) con Born in the USA e Kappler.
Mentre scorrono parole, note e immagini, c’è un silenzio di sottofondo che neanche nel Gobi; una ragazza sta canticchiando dei bambini che ora dormono sul letto del Sand Creek; un ragazzino nordafricano, intelligente ma sempre distratto, ti vuole a tutti i costi far sentire una canzone nigga di Kanye West. Secondo lui è politica e te lo motiva: “è a favore contro i neri”.
Per lunedì dai come compito di trovare ciascuno una poesia vera e una canzone che potremmo definire “civile”, argomentando perché. È la prima volta che ricevi dei grazie per aver dato dei compiti a casa.
Torni a casa e ti ritrovi nella mailing list dei neoassunti a tempo indeterminato: la nostra tutor ci ha inviato un file e a seguire, in loop, ci sono 72 contro-email isteriche e angosciate, perlopiù di mano femminile va detto, di gente che non ha capito cosa fare e lo risponde a tutti invece che alla sola malcapitata.
Poi vai sui social e qualcuno, dopo due giorni, ancora è lì a disporre le proprie mani sulla tastiera per trovare lo status perfetto e definitivo sull’affaire petaloso. Pensi che quest’anno spiegare il pessimismo co(s)mico di Leopardi sarà facilissimo, ma poi ti viene in mente che prima potresti portare un rametto di ginestra a ciascuno dei tuoi studenti spesso polemici e faticosi.