Daniele non ne poteva più del suo letto. Della sua rete, per dirla tutta. E non capiva com’era possibile che ogni sera, rientrando a casa, quella rete non fosse mai al suo posto: ovvero a far da rete al letto. Trovava il materasso a terra, le lenzuola a terra – anche quelle pulite! -, il cuscino a terra e la rete, anziché a terra, lei che solo con le quattro gambe a terra sarebbe dovuta stare, posata a qualche muro o mobile in modi e pose insolite.
“Ci dev’essere qualcuno che mi fa uno scherzo” pensava ogni volta sentendo aumentare la rabbia mentre rifaceva il letto per la notte.
Durò qualche settimana poi, approfittando di una delle mille offerte che vedeva in televisione, comprò una rete con le doghe di legno e della rete vecchia fece quello che fanno tutti: la portò in strada.
Che peccato. Non seppe mai, Daniele, che rete speciale era la sua. Era vecchia, vero, ma aveva una bella dose d’immaginazione e di fantasia. Era questo che l’aveva smossa. Era questo che l’aveva portata via dal suo posto e dalla sua funzione.
Ogni giorno, ad esempio, liberatasi dal materasso, il gioco che iniziava era sempre nuovo.
“Oggi sono una scala. Una scala impervia. Eppure utile per chi vuol salire. Chi vuol salire?” e chiamava a raccolta qualsiasi oggetto avesse voglia di sconfiggere l’abitudinarietà.
“Oggi sono una zanzariera. Non c’è modo di passare, care mie! Vi toccherà fermarvi qui a raccontarmi una storia!” e le zanzare, incredibile a dirsi, si fermavano e raccontavano.
“Oggi sono il trono di Re Ferro e dichiaro reato starsene sdraiati a far niente!” e persino i cuscini si sentivano chiamati in causa.
“Oggi sono il confine tra il bene e il male” e tutti volevano fare il male perché era più divertente, anche se il bene vinceva sempre.
Quel giorno che finì in strada fece altrettanto. “Oggi sono il Titanic” disse e posatasi su un fianco, adagiandosi ad un cassonetto, cominciò a cantare “My Heart Will Go On” di Céline Dion.








