Quando pensavamo che la saga del sindaco dalle dita veloci su WhatsApp avesse già dato il meglio (o il peggio), ecco che arriva una nuova perla a ravvivare l’inizio del 2025. Dopo “polli”, “puttane” e performance da cabaret municipale, il primo cittadino più virale della provincia torna a stupire con un raffinato indovinello degno delle migliori osterie:
“Si allunga quando si prende in mano… si passa in mezzo al seno… si infila dentro un buco…”
Cos’è? Tranquilli, il Comune assicura: è solo un laccio delle scarpe. Certo, e “polli” era solo una metafora agricola.
Il problema, però, non è il laccio – è l’ennesimo sfoggio di goliardia da dopolavoro posticcio spacciato per ironia da bar sport. In una chat pubblica. Da un sindaco. Ancora.
Forse siamo noi, maliziosi e bacchettoni, a leggere il doppio senso là dove c’è solo spirito popolare. Forse ci manca il senso dell’umorismo istituzionale, quello che pare ormai essere l’unica linea politica di certi amministratori.
Oppure, più semplicemente, forse abbiamo davvero superato il confine della decenza pubblica, per approdare a un mondo dove la comunicazione ufficiale si fa col “ciaone” e con le allusioni sessuali degne di un autogrill alle 3 di notte.
La domanda ora non è più cos’è?, ma quanto ancora? Quanto ancora si può scambiare la carica istituzionale con un gruppo Telegram di quartiere?
E soprattutto: la prossima volta, l’indovinello finirà sulle locandine del Comune? O direttamente nei bandi pubblici?
Nel frattempo, l’Italia osserva. Alcuni ridono. Altri si vergognano. E il sindaco? Be’, probabilmente sta già digitando il prossimo capolavoro. Sempre rigorosamente… col doppio senso in canna.