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Mengo Festival 2022: serata rap che impressioni (Video)

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Una volta tanto io, Woody, da americano, vi faccio le bucce perché in fondo invidio voi italiani.
Riuscite a bere tutto quello che noi americani inventiamo senza neanche chiedervi perché.

Prendiamo per esempio il Rap.
Ieri sera eravate numerosissimi al Mengo Festival ad ascoltare i vostri “eroi” che vi raccontavano in rima come stavano mandando affanculo il mondo, voi compresi.

Ma lo sapete cos’è il Rap?
Nel marzo del 1979 una band americana di funky, non sapendo che testo inserire in brano appena composto, chiamarono un cosiddetto “rapper” a provvedere alla bisogna.

Un rapper era originariamente un protagonista dei “dozens”.
Cosa sono i dozens vi chiederete.
Sono sfide in rima nelle quali due ragazzini, generalmente di colore, si insultano a vicenda tirando in ballo difetti propri e delle proprie madri. (yo momma is so fat she bleed gravy/ yo momma is so fat she doesn’t go through the door)

Un po’ come anche da voi hanno fatto più o meno tutti tirando in ballo il “mestiere” della mamma durante i litigi magari fuori di scuola.
Capito da dove proviene quell’ YO che veniva usato dai primi rapper?

La cosa è stata a suo tempo ripresa dai freestylers, compreso l’uso delle crew, cioè dei supporter che fanno il tifo per ognuno dei due contendenti.

Il brano della Fatback Band si intitolava King Tim III ed era un gioco, tanto per riempire la facciata B di un 45 giri ma da noi in America ogni novità diventa businnes, così, dopo pochi mesi, uscì Rapper’s Delight e l’Hip Hop divenne subito un fenomeno di mercato derivato dalle dispute di strada di ragazzini neri.

Sarebbe come se da voi i vostri cantautori avessero arrangiato l’ottava rima dei vostri contadini di qualche generazione fa; ma…iL rap veniva dall’America, mica da Gello!

Quindi, come tutte le cose che partono dagli Usa, è meraviglioso anche se musicalmente non vale una cicca.

La riprova che non sapete una ceppa dei rapper di casa vostra che andate ad osannare la potete ascoltare nelle interviste che accompagnano questo articolo.

A voi interessa solo trovare un posto dove fare casino e, parafrasando Oscar Wilde, certi spettacoli servono solo a tenere un bel numero di energumeni fuori dal centro cittadino.

A proposito ribadisco: quelli che si sbattono sul palco mandando a quel paese il mondo, beccano un sacco di soldi e quelli non li mandano certo affanculo!

 

2 Commenti

  1. Pare che un buon numero (duecento?) di persone, sabato sera, abbia forzato l’ingresso al Mengo, chiaramente per entrare gratis, creando un certo parapiglia.
    Che si tratti degli “energumeni” intenzionalmente “tenuti fuori dal centro cittadino”?

  2. Il Mengo è movida di regime.
    Sembra che sia l’ultimo anno al Prato, sembra.
    Ma io mi chiedo: noi dobbiamo pagare per il rifacimento del manto disastrato per non dormire per una settimana?
    Ah ci fosse una vera soprintendenza!

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WOODY 29
WOODY 29
Te le canto e te le suono. Dopo aver girato il mondo, aver visto, giudicato e criticato mille cose, mi sono fermato in questo posto perché ho trovato interessante la varia umanità che lo popola e per l’occasione ho cambiato il titolo al mio brano più famoso: “This land is not my land (but I live there)”. Il testo della canzone invece è sempre valido, qui come in USA.

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