Chiude tra la quasi generale indifferenza di istituzioni, enti e associazioni il Punto Turistico Arezzo Valley, che per 13 anni ha rappresentato di fatto l’unico riferimento turistico di Arezzo.
Si, c’è anche l’ufficio comunale addetto al turismo di Palazzo Cavallo, ma questo è aperto solo qualche ora al giorno e nemmeno tutti i giorni, quindi il servizio che rende è davvero misero.
Arezzo Valley è stato per i turisti italiani e stranieri la sosta gradita a metà delle scale mobili, aperto sempre, tutti i giorni e a tutte le ore, il posto dove bere un caffè mentre si chiedevano informazioni, si usava il bagno, si consultava una cartina e si comprava un ricordo della città.
Chiude e il titolare, Alessandro Neri, si sente abbandonato dalle istituzioni di una città che non ha saputo (o voluto) valorizzare questa eccellenza, che non ha fatto nessun passo concreto per agevolare, sia finanziariamente che istituzionalmente, questo importante riferimento per il turismo aretino.
Un milione di turisti accolti, non sono bruscolini, ma neppure questo ha salvato Arezzo Valley.
Emerge ancora più amaramente la situazione di un amministrazione comunale che SOLO a parole vuole puntare sul turismo come risorsa, che nei fatti scarica il barile su altri, con la proposta del consorzio privato gestito non si sa bene da chi, con che soldi e con quali progetti.
La vicenda Arezzo Valley narra del solito muro di gomma delle istituzioni locali, dei rinvii, del “vedremo”, dei silenzi, dei si e no mai detti, che di fatto annullano ogni iniziativa meritocratica.
Ed ora, che inizia la stagione turistica e che vedrà i molti visitatori lasciati in balia di sé stessi, o al meglio serviti un ora al giorno dall’Ufficio Turistico comunale, questa chiusura suona ancora di più come una beffa.
Più che verdi vallate queste sono mura chiuse, cieche e sorde.