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La finta cupola di fratel Pozzo nella Badia delle SS. Flora e Lucilla

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La bella chiesa della Badia di Arezzo dedicata alle SS. Flora e Lucilla custodisce, tra le tante opere d’arte, un singolare capolavoro: la finta cupola dipinta da fratel Pozzo.
Percorrendo la navata centrale, rivolgendo lo sguardo in alto verso l’intersezione della navata centrale con il transetto, l’occhio del visitatore, “ingannato” dall’abilità del pennello di fratel Pozzo, percepisce la cupola dipinta come un’architettura reale e la meraviglia si moltiplica quando spostandosi lateralmente scopriamo che la tela è completamente piatta e che siamo stati tratti in inganno da un gioco prospettico.
Illusionismo barocco e razionalismo settecentesco si coniugano mirabilmente in quest’opera, dove il fratello gesuita Andrea Pozzo traduce in arte i propri studi matematici e prospettici.
Sono complessivamente 8 le finte cupole dipinte dal Pozzo, compreso il prototipo, la tela della chiesa di Sant’Ignazio a Roma, realizzata nel 1685 che suscitò grande meraviglia.
La tela di Arezzo, da ritenere tra le opere certamente autografe, nell’ideazione compositiva deriva dalla cupola romana. Con ogni probabilità anche la tela aretina fu realizzata a Roma e spedita ad Arezzo corredata delle “istruzioni per il montaggio”; la tela del diametro di circa 8 metri, composta da 8 vele cucite insieme, risultò più piccola dell’apertura rendendo necessaria una giunta dipinta la cui qualità esecutiva lascia presumente la presenza di uno degli aiuti dello stesso fratel Pozzo. La cupola fu scoperta il 27 luglio del 1702.
I delicati restauri condotti tra il 1988 al 1992 hanno restituito alla finta cupola l’effetto luminoso volontariamente dato dal pittore come se la luce provenisse da destra per sottolineare l’effetto illusionistico. La ripulitura ha fatto emergere anche l’originario cromatismo riportando alla luce le venature del finto marmo che danno un tocco di colore all’architettura reale totalmente giocata sul bianco dell’intonaco e sul grigio della pietra serena.
La cinquecentesca ristrutturazione vasariana della chiesa della Badia ebbe quindi il suo completamento, non come previsto con una cupola reale, ma con una mirabile opera di architettura dell’inganno.

 

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