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lunedì, Novembre 10, 2025
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Arezzo, vittoria “miracolosa”: tre punti senza mai tirare in porta

Un rigore di Cianci dopo appena un minuto regala all’Arezzo tre punti preziosi contro un Gubbio combattivo, in una gara sofferta e povera di emozioni

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L’Arezzo compie anche miracoli. Riesce infatti a conquistare i tre punti senza, praticamente, mai tirare in porta. Partita difficile per la squadra di Bucchi contro un Gubbio determinato, tosto, volitivo e ben messo in campo da Di Carlo. A decidere le sorti della gara è l’errore clamoroso dell’estremo difensore eugubino dopo appena un minuto di gioco.

Il solito passaggio all’indietro, ormai tema dominante in tutte le categorie — dalla Serie A alle partitelle tra scapoli e ammogliati — si rivela fatale. La palla arriva a Bagnolini che, invece di liberarsene subito, tergiversa davanti alla propria porta. Ne approfitta Tavernelli, che gli soffia il pallone: il portiere, nel tentativo di rimediare, lo colpisce con un calcio. L’arbitro assegna il calcio di rigore, e il richiamo di Di Carlo per una revisione al VAR (FVS) non cambia la decisione.
Dal dischetto Cianci è glaciale: tiro basso, potente e centrale che spiazza il portiere, già tuffatosi sulla sinistra.

Sono passati solo quattro minuti, ma la gara cambia volto. Il Gubbio è costretto ad attaccare alla ricerca del pareggio, mentre l’Arezzo prova a sfruttare gli spazi in contropiede con Tavernelli e Varela, ideali per le loro caratteristiche. Ma non è serata. Gli amaranto non riescono a ripartire con efficacia e creano pochissimo. Solo un paio di sortite nei primi 45 minuti, senza impensierire Bagnolini.

Al 12’ è invece Venturi a dover intervenire, deviando in angolo una punizione ben calciata da Carraro.
Al 21’ ancora Venturi protagonista su un colpo di testa ravvicinato di Tommasini.
Nel finale di tempo, al 46’, Bucchi è costretto al primo cambio: Renzi si infortuna mettendo male un piede, sostituito da De Col che sfrutta l’intervallo per scaldarsi.

Nella ripresa il copione non cambia. Il Gubbio spinge, l’Arezzo soffre. Dopo tre minuti Di Carlo chiede un controllo al VAR per un presunto fallo di Renzi su Bruscagin: il contatto c’è, ma è preceduto da un’irregolarità di un giocatore umbro, quindi nulla di fatto. Pericolo scampato.

L’Arezzo continua però a non costruire nulla di concreto. Al 19’ ci prova Tavernelli dopo uno scambio con Cianci: si accentra e calcia, segnando il gol del possibile 2-0. Ma l’arbitro, come da prassi, rivede l’azione completa (APP – Attacking Possession Phase): emerge un fallo di Cianci che, poco prima, aveva spinto un avversario. Rete annullata.

Dalla tranquillità del doppio vantaggio si torna così alla precarietà dell’1-0. Gli amaranto appaiono spenti — e meno male che il rigore iniziale ha indirizzato la partita — mentre i cambi di Bucchi non portano la svolta sperata. Al 32’ è ancora il Gubbio a rendersi pericoloso con Minta, ma il tiro finisce a lato.

Tra sostituzioni, revisioni e infortuni, il gioco resta spesso fermo e il recupero finale è lunghissimo: sette minuti. Interminabili. L’Arezzo arretra troppo, schiacciato nella propria metà campo. Quando mancano trenta secondi al termine, De Col anticipa un avversario e salva con ogni probabilità il risultato.

Finisce così: l’Arezzo conquista l’ottava vittoria in nove gare e mantiene la testa della classifica, in attesa dei match di domenica che vedranno il Ravenna (potenziale rivale al primo posto) impegnato sul campo della Sambenedettese e l’Ascoli in casa contro il Pontedera.

Godiamoci dunque questa ennesima vittoria, anche se la prestazione non è stata all’altezza delle precedenti. Domenica prossima, alle 14:30, il big match di Ravenna dirà molto sulle ambizioni amaranto.

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Marco Rosati
Marco Rosati
Prediligo chi pone e si fa domande ed ho terrore di chi ha solo certezze. Non riesco a saziare la mia curiosità. Mi ritengo un “giovane con esperienza” ma, quando ero adolescente, consideravo coloro che oggi sarebbero miei coetanei “vecchi matusalemme”. Ho fatto studi tecnici ma sono appassionato di storia e delle materie umanistiche in genere. Insomma sono un po’ (eufemismo?) complesso.
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