Mentre la vicesindaca Lucia Tanti annuncia con enfasi che “sociale e sicurezza urbana sono al centro dell’azione amministrativa”, il Comune di Arezzo incassa 75.000 euro di finanziamento regionale per il progetto “PAZ! Partecipazione in Piazza Zucchi”. Un nome che suona come un’esortazione alla calma, un invito a pazientare… ancora un po’.
L’idea di base è nobile: rigenerare Piazza Zucchi, riportare vita, sicurezza e decoro in un’area che, secondo gli stessi amministratori, ha visto negli ultimi anni un preoccupante declino. E cosa prevede questo mirabolante piano di rinascita urbana? Eventi, installazioni temporanee e – udite udite – un “presidio sociale”. In altre parole, tavoli, sedie, chiacchiere e buona volontà. Del resto, si sa, nulla rende una piazza più sicura di qualche sedia ben piazzata e un calendario di eventi culturali.
Peccato che, mentre la giunta si complimenta con sé stessa per la brillante strategia, i cittadini siano meno entusiasti. A ricordarlo ci pensa l’opposizione di Arezzo 2020 che, attraverso un post su Facebook, mostra le condizioni reali della piazza: mattonelle mancanti, marciapiedi spaccati, erbacce che crescono rigogliose. Una “rigenerazione urbana” che, a quanto pare, è partita con un’interpretazione molto creativa del concetto di decoro.
Eppure la piazza dovrebbe brillare, almeno simbolicamente: è intitolata a due imprenditori orafi. Invece, più che di luce, qui si parla di inciampi e pericoli pubblici. Il rischio di lasciarci una caviglia è più concreto di quello di assistere alla tanto sbandierata rinascita sociale.
Ma niente paura! Per sei mesi (sottolineiamo: sei) un manipolo di giovani sarà formato per “promuovere iniziative culturali e sociali”, mentre associazioni e commercianti saranno coinvolti in un grande sforzo collettivo. Peccato che i cittadini, nel frattempo, chiedano solo un marciapiede senza crepe e una manutenzione ordinaria che non venga trattata come un’impresa epica.
La realtà è che, al di là degli slogan e delle celebrazioni auto-referenziali, i problemi di Arezzo restano. E mentre si discute di “visione di città”, i residenti si limitano a chiedere ciò che dovrebbe essere scontato: una città che non sia solo vivibile nei comunicati stampa.