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La Toscana e la deriva della “cultura della morte”: il ritorno alla barbarie

Commenti ai fatti
Dall'abolizione della pena di morte alla legalizzazione del fine vita: un'inversione di rotta preoccupante

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Anno Domini 2025: in Toscana vince la cultura della morte

Il 30 novembre 1786, il Granducato di Toscana fu il primo Stato in Europa ad abolire la pena di morte. L’11 febbraio 2025, la Toscana compie un passo indietro, reintroducendo di fatto una forma di condanna attraverso la legge sul fine vita.

Il Consiglio Regionale ha approvato la controversa normativa con 27 voti favorevoli e 13 contrari, diventando la prima Regione italiana a legittimare una simile misura. Questa legge segna l’avanzata della cosiddetta “cultura della morte”.

Andiamo al cuore della questione: esperienze simili nei Paesi del Nord Europa dimostrano che l’introduzione di tali normative apre le porte a scenari preoccupanti. Il rischio è che, nel prossimo futuro, migliaia di malati, anziani, persone fragili, sole o emarginate, si sentiranno – o verranno indotte a credere – di essere un peso per la società e per i propri cari.

Con questa legge si alimenta la “cultura dello scarto”: chi non è più considerato produttivo o utile rischia di essere spinto all’eliminazione. Il concetto di “diritto alla vita” viene progressivamente sostituito da un presunto “diritto alla morte”, con tutte le implicazioni etiche e sociali che ne derivano.

Questa dinamica non è sorprendente se si considera l’approccio del fronte progressista, che adotta strategie simili in tutto il mondo. In particolare, la cultura europea di sinistra si distingue per un nichilismo e un catastrofismo che mettono in pericolo le fondamenta della civiltà occidentale.

Uno dei principali teorici di questa visione è Jacques Attali, mentore dell’attuale presidente francese Emmanuel Macron. Già nel 1981, in un’intervista, Attali affermava:

“Quando si superano i 60/65 anni, l’uomo vive più a lungo di quanto produca e diventa un costo per la società. L’eutanasia sarà uno degli strumenti essenziali delle nostre società future. Il diritto al suicidio, diretto o indiretto, diventerà un valore assoluto. Macchine per sopprimere permetteranno di eliminare la vita quando essa sarà troppo insopportabile o economicamente troppo costosa”.

Queste parole, che riflettono una visione inquietante della società, sembrano trovare sempre più applicazione nelle scelte politiche delle élite progressiste. La deriva è evidente, e la posta in gioco è altissima.

2 Commenti

  1. caro Roberto ti auguro di non avere mai e poi mai a che fare con un parente / amico stretto ridotto in fin di vita senza nessuna possibilità di sopravvivenza se non con un lento e inesorabile spengimento della vita pieno di sofferenze e dolori reali. Tu puoi non essere d’accordo e ti verranno fatte tutte le cure gratis che ritieni ed è giusto che sia così, ma perchè vuoi imporre a chi la pensa in modo diverso di patire pene che lui stesso non ritiene di dover subire? Riflettici e rifletteteci e non parlate solo per “partito preso”

  2. Bardelli, come spesso gli capita, ci ha capito poco, sia sulla legge della Regione Toscana che su Attali.
    Lasciamo perdere la problematica, che esiste, se la Regione ha potestà legislativa autonoma in materia.
    La legge regola il suicidio assistito ammesso dalle sentenze della Corte Costituzionale e non regolato da legge nazionale nonostante le sollecitazioni della Corte, per cui ad oggi il suicidio assistito può essere praticato ma non è regolato da nessuna normativa.

    I presupposti sono:la patologia irreversibile,la presenza di sofferenze fisiche o psicologiche che il paziente reputa intollerabili,la dipendenza del paziente da trattamenti di sostegno vitale,la capacità del paziente di prendere decisioni libere e consapevoli.
    Il paziente deve aver formulato il proprio desiderio di morire in modo “libero e autonomo, chiaro e univoco” e deve aver rifiutato qualsiasi soluzione terapeutica praticabile, compresa la sedazione profonda e continuativa, intesa come induzione dello stato di incoscienza fino al momento della morte (quest’ultima poi è l’eutanasia mascherata che viene praticata negli ospedali e permette ai vari Bardelli di far finta che l’eutanasia non esista).

    La legge regionale prevede una commissione medica multidisciplinare per l’esame del caso e la consulenza di un comitato etico. Che si tratti di “cultura della morte” quindi lo può sostenere solo chi si arroga la pretesa di avere una “cultura della vita”, malintesa, perché in realtà ha una cultura della condanna alla vita di chi comprensibilmente non la considera più tale e ritiene di avere esso il diritto di fare questa valutazione per quanto ciò possa urtare l’etica di altri.

    Quanto ad Attali quello che Bardelli presenta come suo obiettivo politico era una semplice previsione “sociologica” sul futuro ( in un testo intervista che appunti si intitola “L’avenir de la vie”.
    Attali si dichiarava socialista e come tale, essendo libertario, considerava il diritto al suicidio, diretto o indiretto, un valore. Quanto alla società capitalista constatava la tendenza a essere diretta da persone vecchie e ad accettare la vecchia se può essere vantaggiosa per il sistema, come per esempio per il businnes farmaceutico.

    Viva la geriatria finché può esservi un mercato sostenibile. Ma se diventa troppo intollerabile e costosa…Quindi, conclude, l’eutanasia, che risponda a un valore di libertà o a uno di merchandise sarà una regola nel futuro.

    Beh..Attali non aveva presenti magari le possibilità che darà l’A.I…la robotica etc…sarà una corsa contro il tempo, perché le tendenze demografiche imporrebbero a una minoranza di giovani di farsi carico di una marea di vecchi e non vorrei che finissimo tutti nei lager o appunto “suicidati”, volenti o nolenti.

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Roberto Bardelli
Roberto Bardelli
Il mio nome è Roberto Bardelli, Breda per gli amici, nasco sotto il segno dei Pesci il 10 marzo del 1972. Sposato, con un figlio, per vivere gestisco una stazione di servizio in Arezzo. Nel frattempo seguo la mia minuscola etichetta discografica, la SofficiDischi, Sono impegnato in politica da quando avevo quindici anni. Ho fatto il Consigliere di Circoscrizione, la Giotto, fino a quando sono esistite le Circoscrizioni, e tutt'ora sono Consigliere Comunale a Palazzo dei Priori, Arezzo. Una marea di passioni: la musica, la politica, il Saracino e il Quartiere di Porta Sant'Andrea, l'Arezzo Calcio, la lettura e i libri, gli sport motoristici, il rugby, la scherma, la storia classica e moderna, l'arte in tutte le sue forme, visitare musei, la natura, il pane, il tè la carne alla brace, fare l'amore. Cattolico e Cristiano, sono un inguaribile ottimista, per me il bicchiere è sempre mezzo pieno. Ma soprattutto, ricordarsi che c'è sempre una soluzione! Sempre!
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