Tutti, ma proprio tutti abbiamo atteso con ansia quel momento in cui il pensionato Riccardo entrasse nell’oblio; con ansia abbiamo aspettato quel 27 novembre del 2022, giorno dell’ingresso del vescovo Andrea Migliavacca nella martoria, depredata, annientata, smembrata Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro.
Abbiamo esercitato in quattordici anni la pazienza e finanche la misericordia.
Abbiamo sopportato le persone moleste, abbiamo pregato per la “liberazione”.
Abbiamo anche atteso, come giusto che fosse, che Andrea si facesse una idea della nuova realtà, gli abbiamo concesso tempo e fiducia ed in cambio ci saremmo aspettati almeno qualche piccolo atto.
Ma niente di niente.
Oltre sei mesi, se si contano a partire da quelli della nomina, sufficienti per agire e non procrastinare a sine die una piccola decisione, un cambio di marcia, un segnale di un nuovo corso.
Ma, nada de nada.
Lì, negli scranni più alti sempre i soliti noti ed egli, il nostro nuovo pastore, sempre più associabile ad un umile damerino dall’accogliente sorriso, impegnato solo e soltanto a percorrere in lungo ed in largo la Diocesi, a presiedere alle pubbliche adunanze, a lasciare temporaneamente la Diocesi per quel o talaltro impegno…
Nulla di più! E nel frattempo?
Nel frattempo c’è chi ne approfitta per sottrarre dal Museo diocesano opere importanti come una parte della predella di un’opera di Luca Signorelli.
E tutti zitti e muti, madama la Marchesa!
Né una parola, neppure da quell’ufficio dei beni ecclesiastici che dovrebbe vigilare e che qualcuno, anch’egli oggi nel pieno oblio, volle affidare la direzione a laici.
Insomma, se il buongiorno si vede dal mattino, poveri noi perché, a quanto pare, dovremmo sopportare ancora atroci mal di pancia.