Via Fiorentina, Arezzo: la rotatoria da museo (dell’assurdo)

Promesse, varianti e confusione: il grande cantiere di Via Fiorentina continua a stupire… in peggio Quattro varianti, milioni spesi, zero rotatorie. Ad Arezzo, l’urbanistica diventa una barzelletta a cielo aperto

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1,6 milioni di euro extra, quattro varianti, zero certezze. E ora anche lo striscione: “Costa quanto la Gioconda”

Ad Arezzo c’è un’opera pubblica così leggendaria che potrebbe meritare un’ala tutta sua agli Uffizi: la rotatoria di Via Fiorentina. Non si muove, non gira, ma ha già un posto nel cuore (spezzato) dei cittadini. È la rotatoria che costa quanto la Gioconda — e no, non stiamo parlando di valore artistico, ma di pura, cristallina spesa pubblica.

Lo striscione affisso dai partiti dell’opposizione non è solo ironico, è una perfetta sintesi della frustrazione popolare. “La rotonda costa quanto la Gioconda”: un colpo da maestro, altro che Leonardo. Peccato che l’unico pennello usato finora sia quello delle promesse disattese.

Durante l’ultima seduta del Consiglio Comunale, l’Assessore Sacchetti ha annunciato che i lavori “inizieranno a giorni”. Un’affermazione audace, se consideriamo che siamo alla quarta variante del progetto. Quarta. Come i capitoli di una saga fantasy dove però non succede mai nulla. Al posto degli anelli, qui ci sono solo circolari ministeriali e ricorsi.

Nel frattempo, sono spuntati 1,6 milioni di euro extra per “migliorie” e “adeguamenti”. Una cifra che in altri comuni coprirebbe un intero quartiere, qui basta per modificare per la quarta volta un’idea che non parte mai. Il metodo? Semplice: progettare male, sbagliare tutto, spendere di più e poi chiamarla “variante”. Un’arte antica, quella della burocrazia performativa.

E così, ci troviamo con:

  • Una galleria che fa acqua prima ancora di essere scavata;

  • Una rotatoria immaginaria che ha già cambiato più look di Lady Gaga;

  • Una cittadinanza che aspetta risposte mentre saltella tra buche e annunci spot.

Qualcuno potrebbe pensare che il progetto originario fosse fatto in fretta, magari da chi confonde una planimetria con una tovaglietta del bar. Ma non sta a noi dirlo. Noi ci limitiamo a fare domande scomode:

  • Le autorizzazioni ci sono o siamo ancora a livello “bozza su carta da forno”?

  • Il progetto è definitivo o è un concept artistico aperto alle interpretazioni?

  • L’impresa esecutrice esiste oppure è un’entità mitologica come il Genio Civile?

In tutto ciò, il Comune continua a parlare di “partecipazione” e “coinvolgimento”, ma i residenti sembrano sempre più coinvolti solo nel tentativo di non distruggere le sospensioni dell’auto.

Eppure, una certezza ce l’abbiamo: la rotatoria arriverà. Sì, un giorno. Magari nel 2032, in coincidenza con la quinta variante e forse anche con il Giubileo. Chissà, se ne potrebbe fare un’opera temporanea di Banksy. O una meta turistica: “Il nulla che avanza”.

Perché Arezzo sarà pure la città della Giostra del Saracino, ma la vera giostra, qui, è quella dei lavori pubblici. E gira da anni. Solo che, a differenza della rotatoria, questa sì che funziona.

“Abbiamo a cuore la mobilità sostenibile, a condizione che non si muova niente.”
– Dichiarazione apocrifa, ma verosimile, da un funzionario qualsiasi

“La rotatoria? Sarà pronta quando il Ponte Morandi sarà ricostruito una seconda volta.”
– Anonimo ottimista in coda al semaforo

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