Heysel, la strage del 29 maggio 1985, a 36 anni da quella maledetta serata a Bruxelles, durante la finale di Coppia dei Campioni tra Juventus e Liverpool, qual è lo stato dell’arte della Memoria?
Il ricordo da trasmettere alle nuove generazioni, per non dimenticare il drammatico mònito della morte degli aretini Roberto Lorentini e Giuseppina Conti, nel massacro di 39 vittime, 32 italiani, perite tutte in uno stadio fatiscente, travolti dalla cieca furia degli hooligan.
La Memoria dell’Heysel non è esattamente una priorità né per le Istituzioni del Calcio, a cominciare dalla Uefa, e neppure per le Autorità dello Sport italiano.
Questa denuncia, sobria com’è nel suo stile ma senza mezzi termini, giunge da Andrea Lorentini, presidente della Associazione fra i familiari delle vittime di quella sciagurata notte.
Figlio di Roberto, aveva 3 o 4 anni quando il padre, medico, appassionato della Vecchia Signora, andato a Bruxelles, per tifare la squadra bianconera, trovò la morte per salvare altre vite.
Benché salvo, rimise in pericolo la propria vita per soccorrere un bambino.
Un eroe, antesignano – viene da dire, oggigiorno – dei coraggiosi dottori ed operatori sanitari tornati in mezzo ai pericoli del covid, nei reparti ospedalieri.
Loro contro un virus mortale ma c’è molto in loro di Roberto Lorentini, medaglia d’argento al Valor Civile.
Andrea Lorentini – nipote di Otello, iniziatore della prima associazione, viatico delle famiglie delle vittima verso la giustizia, poi ottenuta con una sentenza da giurisprudenza, in virtù della quale la Uefa diventò direttamente responsabile di eventuali incidenti, durante gli eventi sportivi organizzati sotto il suo patrocinio – ha fatto il punto sullo stato dell’arte, ad oggi, 2021, sulla istituzione in Italia di una Giornata Nazionale contro la Violenza nello Sport, intervistato da Radio Radicale, nel notiziario di punta trasmesso ieri sera, la sera dell’anniversario dell’Heysel.
Il dimenticatoio è il pericolo non potenziale di lasciar cadere dalla Memoria collettiva e, in special modo, dei giovani, la vicenda Heysel. A contrastare il cover up, l’insabbiamento operato dagli anni che passano e l’indifferenza che avanza , interviene l’impegno costante di Andrea Lorentini e dell’Associazione dei Familiari. Impegno rivolto al mondo della scuola, collaborando a importanti progetti d’ordine civico sportivo. Prossimamente, l’Associazione sarà, ad esempio, a Codogno, città martire della pandemia, per dare anche un sostegno alla ripresa dopo il covid, con una Giornata all’insegna dell’Educazione civica e sportiva.
Si sente, però, la mancanza di un riferimento istituzionale, a 36 anni dalla sciagurata notte dell’Heysel. Occorre fare presto per scongiurare l’inevitabile dimenticatorio con una nuova linfa, da parte non soltanto delle istituzioni sportive, anche del Paese.
Nuova linfa in grado edificare una Memoria Nazionale delle vittime dell’Heysel e, in generale, della violenza nello sport.
Andrea Lorentini chiama in causa un nome di indiscussa fama, che nel mondo delle istituzioni potrebbe essere in grado di assestare il colpo di fioretto vincente per l’obiettivo dell’Associazione dei Famigliari delle vittime dell’Heysel: la sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali.