Con l’approssimarsi delle elezioni irrompono sempre più frequentemente sui social decine e decine di video, foto, ashtag, selfies, like e chi più ne ha più ne metta, di persone, perlopiù locali e quasi del tutto sconosciute: facce sorridenti o serie, in solitario, in coppia, in gruppo (o, come oggi si preferisce dire, in “squadra”, perché questa definizione rafforza il concetto della competizione elettorale, manco fossero giocatori di calcio !)
Sono i candidati sindaci e consiglieri dei vari Comuni, che cercano di accaparrarsi voti, accompagnando le loro immagini con didascalie più o meno del medesimo contenuto, per ricordare quello che hanno fatto nelle precedenti esperienze politiche e quello che intendono fare una volta eletti.
Come se ciò non bastasse, ogni tanto ti arrivano sul cellulare messaggi, con i quali vieni invitato ad incontri di presentazione di questo o quel candidato e di queste o quelle squadre, cui seguirà, a seconda dell’ora e delle disponibilità finanziarie, un semplice aperitivo o l’ormai classica apericena.
Se, poi, in questi giorni ti arriva una richiesta di amicizia su Facebook, che ritieni un po’ sospetta, vai a verificare che non si tratti della richiesta di persone candidate alle elezioni o di qualche suo parente od amico.
Fin qui, rottura di coglioni a parte – la stessa che provi, quando ricevi i messaggi e le chiamate dei gestori dei servizi di telefonia, luce e gas -, si potrebbe dire che è tutto abbastanza normale.
Cio’ che, invece, normale non è e ti fa andare letteralmente in bestia, e’ il fatto che a te di tutto questo non te ne può fregare di meno, posto che il tuo Comune non è interessato da questa tornata elettorale.
Per giunta, sei preso da un senso di impotenza, perché non puoi farci niente, in quanto gli strumenti dei social media e di internet impiegati nelle odierne campagne elettorali digitali si rivolgono indistintamente a tutti gli utenti, elettori o no che siano.
Ed è il momento in cui hai nostalgia per le campagne elettorali del passato, quando si andava di casa in casa a consegnare i dépliant dei partiti ed i famosi “santini”, quei cartoncini rettangolari tascabili recanti le immagini, il curriculum vitae ed il numero di lista dei candidati, che, a volte con sadica soddisfazione, gettavi nella spazzatura.
Oppure rimpiangi i manifesti elettorali, affissi e visibili nei Comuni chiamati al voto, che venivano regolarmente strappati o imbrattati da mani avversarie.
E ti viene un nodo alla gola nel ricordare i comizi nelle piazze affollate e la propaganda dei candidati diffusa nei “condomini” (cit. Roberto Fico) attraverso i megafoni, come quella del grande Totò, alias Antonio La Trippa, nel film Gli Onorevoli.
Un modo diverso di fare politica e campagne elettorali, ma senza dubbio più democratico e meno ingannevole di quello attuale.